Giudiziaria
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14/05/2008 14:05

Calabrese libero, ma in ospedale a Pistoia, in libertà vigilata

di Redazione

Giuseppe Calabrese ha lasciato il carcere di Modica Alta, seppure in libertà vigilata e condizionata.

Ieri mattina il quarantenne sciclitano, pregiudicato per reati specifici, è comparso al cospetto del giudice unico del Tribunale di Modica, Patricia Di Marco, per rispondere di incendio doloso, reato per cui era stato arrestato lunedì sera dai carabinieri.

Il pubblico ministero, Maria Mocciaro, aveva chiesto la conferma della custodia cautelare in carcere e la misura di sicurezza in un istituto psichiatrico, trovando l’opposizione del difensore dell’uomo, l’avvocato Bartolo Iacono.

Il magistrato giudicante, che ha, comunque, convalidato l’arresto, ha rigettato le due richieste ed ha deciso di scarcerare l’imputato, disponendo la libertà vigilata con il ricorso per le cure presso una comunità di Pistoia, in Toscana.

Come si ricorderà domenica sera Giuseppe Calabrese con precedenti per piromania e rapina, era stato arrestato dai carabinieri della Stazione di Scicli e del Nucleo Radiomobile della Compagnia di Modica, in seguito all’incendio di una Fiat Panda di proprietà di una barista di 29 anni, peraltro vicina di casa, lo stesso veicolo già dato alle fiamme lo scorso 19 febbraio. Qualche anno fa l’uomo era stato arrestato per lo stesso reato nell’ambito di un’operazione dei carabinieri che fu denominata “Nerone”. Giuseppe Calabrese, notoriamente conosciuto a Scicli perché affetto da disturbi che lo porterebbero ad avere atteggiamenti compulsivi, appartiene ad una famiglia bene. Era stato arrestato la prima volta nel 1998, poi nel 2001, colto in flagranza, mentre appiccava il fuoco in Contrada Punta Corvo. Nel 2004 finì in carcere in seguito ad una tentata rapina a mano armata in danno di una pensionata. La donna gridò e Calabrese, addirittura scoppiò in lacrime. Il 9 marzo 2007 fu arrestato a Firenze dove aveva dato fuoco a tre auto e due motorini. Fatto curioso, in quella circostanza le manette ai polsi glieli mise il capitano Luciano Zarbano, colui che lo aveva già arrestato a Scicli, quando era comandante della Compagnia di Modica.