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17/06/2007 06:50

Camilleri, il giallista diventa verde: Mi sono battuto come Montalbano

di Redazione

Una vittoria in difesa dell’ambiente, ma questa volta anche dell’arte e della cultura, di quel patrimonio che appartiene a tutti e, nel caso specifico, all’intera umanità. Anche se è stata accolta con qualche legittima diffidenza dai Verdi e dal Comitato NO-TRIV, la notizia che i petrolieri texani hanno rinunciato alle trivellazioni nel territorio di Noto, capitale del barocco siciliano, segna indubbiamente un successo per quel fronte trasversale che ha trovato l’arma vincente nella penna dello scrittore Andrea Camilleri.

Lo scrittore è l’autore dell’appello apparso su Repubblica la settimana scorsa, ripreso dai giornali di tutto il mondo e sottoscritto sul nostro sito da ottantamila firme.

Ora si tratterà di verificare se dietro questo annuncio a effetto non si nasconda in realtà il proposito di continuare le ricerche del petrolio nell’area circostante, visto che nel comunicato della società Panther Oil si parla di 86 chilometri quadrati sottoposti al vincolo dell’Unesco su un totale di 750. Ma in ogni caso è uno stop all’invasione delle trivelle e allo snaturamento di un’area a forte vocazione agricola, turistica e culturale. La battaglia ingaggiata dalla popolazione locale, forte di uno schieramento che va dal sindaco di Noto Corrado Valvo al vescovo Giuseppe Malandrino, dall’ex assessore regionale Fabio Granata (Alleanza nazionale) all’ex sindaco di Catania Enzo Bianco (Margherita), per il momento può considerarsi vinta. E la riapertura della Cattedrale dopo quattro crolli della cupola e 11 anni di restauri, in programma per lunedì prossimo con l’intervento del presidente del Consiglio, rafforza un messaggio di ripresa e di riscatto per tutta la Sicilia.

Se l’aspettava Andrea Camilleri questa vittoria, nel giro di pochi giorni, con una tale risonanza internazionale?
“No, francamente non me lo immaginavo. Ma non osavo neppure sperarlo. Per la sua storia, le sue tradizioni, il suo paesaggio, la Sicilia riscuote da sempre un grande interesse anche all’estero. Ma dopo il Times, il Guardian e Le Monde, oggi mi hanno telefonato anche dal Los Angeles Times per chiedermi un’intervista. È la vittoria del buon senso, un ritorno alla ragione. E ne sono molto contento”.

Prima la mobilitazione e la protesta popolare, poi lo stop alle trivellazioni, adesso la riapertura della Cattedrale di Noto. Che cosa vuol dire, secondo lei, tutto questo?
“Sono segnali che bisogna saper leggere e interpretare. È la consolante conferma che c’è, anche in Sicilia, una parte sommersa dell’Italia, forse minoritaria, attenta e sensibile a certi valori. Quando vedo – per esempio – che tanta gente va all’Auditorium di Roma per ascoltare le lezioni di storia, mi convinco di quanto sia diffuso il bisogno di andare oltre la tv. Ecco, lo dico sinceramente: questa passione per la cultura mi commuove”.

E il restauro della Cattedrale, dopo tanti anni di chiusura al pubblico, che cosa può significare?
“È un altro evento importantissimo. Per gli abitanti di Noto, la Cattedrale è come il Duomo per i milanesi: un punto di riferimento, un simbolo, un supporto d’identità. Ed è anche un luogo per ritrovarsi, al di là delle fede e della religione. In questo stesso senso, ricordo ancora come un’esperienza molto positiva il periodo in cui sono stato presidente del Teatro di Racalmuto, tanto caro a Leonardo Sciascia”.

Quella contro le trivellazioni in Val di Noto è stata una battaglia politicamente trasversale…
“Assolutamente. E anche nel mio appello ho tenuto a ricordare l’impegno in prima persona dell’ex assessore regionale, Fabio Granata, esponente di An, anche se è noto che la penso diversamente. Questa è la dimostrazione che quando tutti si mettono insieme a ragionare sulle cause giuste, alla fine i risultati si ottengono”.

Come avrebbe reagito il suo commissario Montalbano alla minaccia di invasione dei petrolieri?
“Assai malamente, avrebbe reagito. Vede, al contrario di me, Montalbano è un tipaccio. Anche lui si sarebbe riconosciuto in questa battaglia e si sarebbe impegnato per fermare l’avanzata delle trivelle”.

Per la verità, ogni tanto qualche suo critico le rimprovera una mancanza di impegno civile.
“I critici hanno il diritto di dire ciò che vogliono, ma questo non è vero. Tutti i miei libri sono ispirati dall’impegno civile: il primo romanzo di Montalbano, La forma dell’acqua, prendeva spunto da un fatto di cronaca, l’uccisione di un deputato dc a Viterbo, per narrare la crisi della vecchia Democrazia cristiana; poi Il giro di boa, dopo gli incidenti del G8 a Genova, descriveva la vita dei poliziotti e ho appreso con piacere che il commissario Montalbano è stato citato addirittura dal pubblico ministero nella sua richiesta di rinvio a giudizio…”.

E in quest’ultimo romanzo, La pista di sabbia, appena uscito?
“Qui si parla di un altro fenomeno preoccupante, molto diffuso in Sicilia e in tutto il sud: le corse clandestine di cavalli e anche di automobili. È un mondo di una ferocia straordinaria, dominato dalla criminalità organizzata. Ma perfino da questo racconto emerge un disagio sociale che non va sottovalutato”.

C’è un punto del libro, però, in cui Camilleri scrive nel suo originalissimo slang italo-siculo: “E macari stavolta la televisione aviva assolto al compito sò che era quello di comunicare ‘na notizia condendola con dettagli e con particolari o completamente sbagliati o del tutto fàvusi o di pura fantasia”. Nell’interesse di Noto e dei suoi abitanti, della Sicilia e del barocco siciliano, resta solo da augurarsi che l’annuncio di oggi non sia condito – appunto – con informazioni false o sbagliate, per depistare il commissario Montalbano e tutto il fronte ambientalista.

Fonte: La Repubblica del 16 giugno 2007