Cultura
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03/08/2008 20:50

Camilleri. La finestra sul cortile. Sesta puntata

di Redazione

Riassunto della quinta puntata

Sistematosi nell’appartamento di via Oslavia, Montalbano s’accorge che la finestra della cucina gli offre un’interessante visuale su sedici finestre e tre balconi. La sua attenzione viene subito attirata da una coppia che sta cenando proprio nell’appartamento di fronte al suo: l’uomo e la donna cominciano a discutere violentemente ma quando la situazione sembra essere sul punto di degenerare, i due cominciano a baciarsi appassionatamente…

Sesta puntata

L’indomani a matino si misi santianno la felpa, pirchì accussì aviva raccumannato la sira avanti Verdez, e sinni partì con un taxi per la Scuola di polizia. Doppo manco un quarto d’ora che era arrivato, s’arritrovò con tutti i compagni di corso dintra a un pullman che li portò in una speci di maneggio senza cavaddri dalle parti di Campagnano. Po’ Verdez, doppo avirli fatti satare e corriri pejo di un allenatore d’una squatra di calcio, li fici arrivare a piedi in un boschetto, li feci asittare in circolo ‘n terra torno torno a lui e accomenzò a tiniri la sò lezioni. Aviva tutta la ‘ntenzioni di fari la solita parlata filata di tri ori, ma dovitti interrompirisi doppo manco una mezzorata pirchì capitò l’incidenti. La facenna accomenzò per il fatto che Montalbano, senza addunarisinni, si era ghiuto ad assittari propio supra a un nido di formicole rosse, le quali, com’è cognito all’urbi e all’orbo, sono quelle cchiù guerriere di tutte. Forse pinsarono che il commissario, assistimanno le sò chiappe supra alla loro cità (che doviva aviri minimo un milioni d’abitanti), voliva fari loro uno sfregio e reagirono sdignate, seguendo ‘na pricisa strategia di guerriglia. Quanno Montalbano s’accomenzò a sintirisi pizzicari la gamma sinistra e sollivò il pantaloni per vidiri di cosa si trattava, s’addunò che un centinaro di formicole, trasute leggie leggie dintra la tromba dei cazuna, avivano attaccato il polpaccio mancino con la dichiarata ‘ntinzioni di sporparisillo in una decina di minuti. Non ebbi il tempo di cataminarisi che vinni pizzicato dintra all’oricchia dritta: una colonna di formicole stava trasenno risoluta ad annargli a perforare un timpano. Una terza pattuglia, formata forsi da formicole alpiniste, accomenzò a passiargli capilli capilli. Montalbano atterrì. S’immaginò completamente arridotto a uno scheletro sporpato che continuava a ristarissinni assittato al posto sò mentri Verdez non la finiva di parlari e a parlari. Satò addritta e si misi a fari voci:
“I furmiculi! I furmicoli!”.
Naturalmente, nisciuno, manco gli interpreti, accapirono il significato di quella parola. Ma tutti vittiro che il loro colega accomenzava ‘na speci di frenetica danza sciamanica, dannosi, grannissime manate sulle gammi, sulla facci, ‘n testa e abballanno supra a un pedi sulo. Cridennolo nisciuto ‘mprovisamente pazzo, quasi tutti si susirono di colpo addritta e s’allontanarono da lui. Quasi tutti, pirchì il collega tidisco inveci si slanciò con tutto il piso dei sò centodeci chili di stazza contro Montalbano, l’attirrò con una tistata e l’immobilizzò. ‘Na mezzorata appresso, chiarito l’equivoco, Montalbano ottenni di potirisinni tornari a Roma e di ristari libiro per il resto della jornata.

Appena fu nella casa di via Oslavia si stinnicchiò nel letto. Gli doliva assà la vucca dello stomaco, indove l’aviva colpito la testa del tidisco. E quel dolori gli faciva passare la gana di mangiare. Addecise di farisi qualichi orata di sonno. Verso le cinco niscì di casa e annò alla cerca di un negozio per accattarisi un binocolo. Ma unn’è che vinnino binocoli? A Marinella ne aviva uno abbastanza bono, ma se l’era accattato in una bancarella. A pinsaricci bono, tutti i binocoli che aviva viduto esposti stavano sempri supra alle bancarelle. A piazza Mazzini s’informò con un signore gentile:
“Ci sono bancarelle nelle vicinanze? Mi servirebbe un binocolo”.
“Allora deve aspettare fino a domenica prossima che proprio qua ci sarà un mercato”.
“Ma in quali negozi li vendono?”.
“Non saprei”.
Decise d’arrinunziare e si misi a tambasiare. In via Ferrari c’era ‘na bella libreria. Ci stetti dintra ‘na mezzorata, s’accattò u libro e al momento di pagare s’addunò che aviva lassato il portafoglio a casa. Il libro glielo dettiro lo stisso (“Poi tornerà a pagarcelo”). Si stava facenno ‘na gran bella sirata. ‘N sacchetta aviva na decina di euro in moneta, tornò verso piazza Mazzini, s’assittò all’aperto in un bar, si pigliò un aperitivo, gli smorcò ‘na fami terribili. Che lo fici corriri a casa per recuperare il portafoglio e annare in un ristorante. Appena trasuto, sintì squillare il tilefono. Era Gianni Viola, il patrone di casa.
“Come ti trovi?”
“Benissimo. Hai una bella casa. Ah, senti, Gianni, dove potrei comprare un binocolo? Sai, Verdez vuole che…”.
“Ce ne ho uno io. Nel secondo cassetto della scrivania”.
Dicenno che Verdez voliva che si portavano il binocolo, aviva ditto ‘na farfantaria. Il binocolo gli sirviva inveci per vidiri meglio quello che capitava negli appartamenti che s’affacciavano nel cortile.

Andrea Camilleri