Cultura
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09/09/2007 00:00

Camilleri si racconta a Lorenzo Rosso

di Redazione

Un mondo in apparenza inafferrabile che vive soltanto nei sogni. Una citta’ che prende corpo soltanto nelle pagine di un libro. Ma, al tempo stesso, una costa ed un ambiente culturale che riescono a superare i confini della letteratura. Un microcosmo che diventa tangibile e alla portata di tutti i turisti. E’ questa Vigata, il paese creato dallo scrittore Andrea Camilleri che vi ha ambientato le celebri storie del commissario Moltalbano. Vigata, infatti, non e’ piu’ soltanto un ambiente narrativo. E’ diventata una meta che attira, anno dopo anno, un numero crescente di turisti. Viene associata, infatti, a Porto Empedocle, il comune in provincia di Agrigento in cui Camilleri e’ nato nel 1925. I vacanzieri vogliono conoscere, insomma, i luoghi in cui e’ stata collocata la saga del commissario Motalbano. Nel caso del poliziotto inventato insomma, la letteratura supera i confini della finzione assumendo caratteri molto concreti e reali. E’ da qui che inizia, di fatto, il dialogo tra lo scrittore Andrea Camilleri e il giornalista Lorenzo Rosso, autore del volume ”Caffe’ Vigata”, (il caffe’ del paese nel quale egli trascorre molto tempo libero) pubblicato dalla casa editrice Aliberti.

Il libro si presenta come una lunga carrellata sugli eventi principali che hanno segnato la vita del ‘papa” di Moltalbano. Una carrellata, meglio ancora, con la quale descrivere la Porto Empedocle dell’infanzia di Camilleri ”dove arriva forte l’odore del mare”. ”Con Andrea Camilleri – scrive Lorenzo Rosso – partiamo proprio da Vigata per un viaggio nella memoria e nel tempo che attraversa quasi tutto il secolo scorso, dove spesso la letteratura e la vita si sono intrecciate per diventare una cosa sola. Per poi, naturalmente, fare ritorno nello stesso posto di mare, ottant’anni dopo, con lo stesso desiderio insaziabile di allora di respirare forte ‘l’odore del porto’.

Nell’intervista non mancano, naturalmente, le domande su Montalbano. Il poliziotto non viene considerato come un personaggio immaginario ma quasi come un uomo in ”carne ed ossa”. Un funzionario chiamato a confrontarsi, nell’ultima puntata della sua saga, con il suo doppio, il protagonista di uno sceneggiato televisivo. Camilleri, poi, ripercorre gli anni della guerra caratterizzati soprattutto dai bombardamenti e dalle difficolta’ materiali nelle quali la Sicilia era precipitata. Passo dopo passo, approda alla rappresentazione del destino ineluttabile dei ‘viaggi della speranza’ lontani dalle citta’ d’origine che accomuna molti siciliani. Un destino segnato anche dalla volonta’ e dal desiderio di ritornare ”per lavare i panni in Arno”. Lo scrittore si sofferma, poi, sulla sua passione inestinguibile per i libri e per la letteratura. Parlando con Rosso, Camilleri descrive il suo rapporto per i grandi scrittori siciliani, uomini del calibro di Leonardo Sciascia, Luigi Pirandello e Giovanni Verga. Qual e’, pero’, il segreto degli ottimi risultati che Camilleri ha raccolto durante la sua carriera? La conclusione alla quale sembra approdare e’ molto chiara e semplice. ”E’ successo un miracolo – scrive infatti – tra me e i miei lettori: io ho cercato di farmi capire e loro mi hanno capito”.