di Redazione

Assolto. Carmelo Allibrio, il marito di Maria Giovanna Aprile, non verrà mai più sottoposto a un processo per la presunta morte di sua moglie. Nemmeno se venisse ritrovato parte di quel corpo, nemmeno se fosse confermata la pista dell’omicidio della donna scomparsa il 25 ottobre del ’98 da Scicli, nulla potrà riportare sul banco degli imputati il manovale per l’accusa di omicidio e soppressione del cadavere della moglie. L’accusa è stata sostenuta per anni dalla Procura della Repubblica di Modica. Ieri, alle 13,30, la Corte di Appello di Catania ha confermato la sentenza di primo grado, cioè l’assoluzione del muratore. E’ stato quindi confermato il giudizio del gup del tribunale di Modica, Daniela Di Sarno, che nel marzo del 2005 assolse, sia pure con la formula dubitativa, il manovale da ogni accusa “Questo caso giudiziario si conclude qui – commenta l’avvocato Pitrolo – in quanto la Procura generale di Catania si è già pronunciata che non si appellerà e non impugnerà il verdetto, visto che ha confermato la sentenza di primo grado. D’altronde il mio assistito si è sempre dichiarato innocente”. La sentenza di primo grado, dunque, passa in giudicato. Resta, come unico dubbio in un intricato percorso giudiziario, quella formula dubitativa della sentenza di primo grado. “La formula dubitativa significa che il giudice ritiene che ci siano degli elementi, ma che non possano essere sufficienti per condannare una persona – ha spiegato ieri il legale della difesa – difatti io, oggi, alla Corte etnea ho chiesto l’assoluzione piena per il mio cliente, cioè la riforma della sentenza di primo grado con la formula più ampia, dato che per me, quelli che per il gup Di Sarno erano elementi, sono in realtà soltanto congetture”. L’avvocato della famiglia di Maria Giovanna, Carmelo Scarso, rappresentato ieri a Catania dal legale Raffaele Pediliggieri, ha invece chiesto ai giudici la riforma della sentenza di primo grado, con la condanna di Allibrio e anche al risarcimento dei danni e al pagamento delle spese processuali.
La Camera di Consiglio della Corte d’appello si è riunita per poche ore e alla fine ha emesso la sentenza di assoluzione. Allibrio fu arrestato per la prima volta dai carabinieri quattro anni fa, nell’agosto del 2003, ben a distanza di cinque anni dalla scomparsa della moglie. L’uomo si rifiutò di rispondere alle domande del giudice, dichiarandosi subito innocente. Dopo due settimane di detenzione il manovale fu scarcerato, il tribunale della Libertà ritenne infatti poco convincenti gli indizi di colpevolezza raccolti dagli inquirenti. A distanza di cinque mesi il castello accusatorio della Procura si amplificò. Allibrio, a sorpresa, venne accusato anche dell’omicidio della madre, una donna che sarebbe morta suicida all’età di 51 anni, nel ’95, gettandosi in una cisterna, una storia rispolverata dagli inquirenti per i cattivi rapporti esistenti fra la suocera e la moglie di Allibrio (la tesi accusatoria è che Allibrio avrebbe ucciso la madre su input della moglie e che poi l’uomo avrebbe eliminato quest’ultima perchè aveva cominciato a ricattarlo). Tutte queste nuove accuse (l’omicidio volontario della madre) furono archiviate e Allibrio, tramite il suo legale lamentò “la persecuzione e l’accanimento della Procura” nei suoi confronti. Da ieri cade anche l’ultima tesi accusatoria che era rimasta in piedi.
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