di Redazione
Caro Socrathe,
parto dal fatto che sono un liberale, ma non mi trovo d’accordo con le teorie espresse da Francis Fukuyama nel libro che lei ha citato. Sono ormai superate, potevano andare bene 20 anni fa, quando ancora il capitalismo non aveva raggiunto le dimensioni di oggi e non avevamo capito, perché troppo impegnati a guardare la fine dello scontro USA – URSS, che un altro scontro si nascondeva da millenni: quello di civiltà. Le teorie del professore della Johns Hopkins si basano sulla vittoria del sistema capitalistico sul sistema comunista sovietico, capace di fare industria, ma incapace di reggere nel lungo periodo la concorrenza dello stesso sistema capitalistico.
Oggi, con tutta certezza, possiamo invece dire: questo sistema capitalistico non è in grado di reggere se stesso, visto il “falò delle vanità” a cui stiamo assistendo, cioè il fallimento dell’integralismo neo-liberista. Il mondo non è più benevole nei confronti del neoliberalismo, quella miriade di idee basate sul concetto integralista che i mercati si auto-correggono, allocano efficientemente le risorse e servono l’interesse pubblico.
Se guardiamo ai paesi in via di sviluppo che hanno perseguito politiche neoliberali, i progressi ottenuti sono andati in buona parte ad accrescere in maniera sproporzionata lo status di chi già stava in condizioni migliori rispetto agli altri. Nonostante i neo-liberali non sono siano disposti ad ammetterlo, la loro ideologia ha fallito: i mercati finanziari non hanno effettuato un lavoro così straordinario nell’allocare le risorse. Le faccio un esempio: la crisi dei mutui subprime, scatenatasi lo scorso agosto. Molte famiglie che non potevano permettersi una casa sono ora in situazione critica e sfrattate e, in alcune comunità, il governo è subentrato per confiscare. E non finisce qui. Stiamo assistendo alla più totale impreparazione dei mercati all’aumento vertiginoso del prezzo del petrolio e dei generi alimentari, che stanno causando centinaia di morti per fame. Nessun settore si può dire essere un buon esempio di libero mercato. Il mercato è una costruzione umana e come tutte le cose umane è imperfetto. Così come la regolamentazione dello stesso.
La storia non è finita, nessuna ideologia ha dimostrato di essere la migliore; caso mai c’è il rischio della fine dell’umanità, se non troviamo un altro modello economico più moderato e sostenibile. Non possiamo nemmeno parlare di progresso e trionfo della scienza: le nuove tecnologie e le scoperte scientifiche oggi possono mettere a rischio l’etica e i valori dell’uomo. E per questo la comunità internazionale è in stato di grande allerta. La storia ha un lungo corso da fare, perché non ammette chiusure.
Sono un liberale, come gli ho detto prima, ma riconosco la grandezza del pensiero di Marx. Forse oggi direbbe: nella liberaldemocrazia c’è formalmente, ma non sostanzialmente, un soddisfacimento del thymos; non c’è un’effettiva uguaglianza di possibilità. E che questo modello di capitalismo, in mano alle logiche perverse della finanza (vedi caso Parmalat, Enron) piuttosto che a quelle dell ‘imprenditoria schumpeteriana, cioè quella che crea valore, non può ancora sancire la fine della storia.
Con la stima di sempre
Tocqueville
Nota del moderatore: Vi chiederete se il signore nella foto è Socrathe.
No, è Fukuyama.
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