Attualità
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21/12/2007 00:00

Caso Ispica, cronaca di una giornata finita male

di Redazione

La Corte d’appello ha rigetto il ricorso di C.A.. Per i giudici i bambini, due fratellini di 3 e 5 anni, possono espatriare. Stamattina alle 9,30 è iniziata l’udienza che ha visto i magistrati particolarmente infastiditi dall’effetto mediatico che ha circondato la vicenda.
Del resto perché i giornalisti devono occuparsi di un caso che vede due genitori contendersi i figli, la madre, l’americana K.K., accusare il padre di avere rapito i bimbi e mettere le foto dei piccoli su internet e per questo essere denunciata a sua volta dalla polizia postale di Catania.
L’accusa è violazione delle leggi sull’utilizzo dei dati personali e sul diritto d’autore. A suo carico è stato ipotizzato anche il reato di calunnia relativo all’accusa di rapimento che sarebbe insussistente. Argomento questo che non riguarda i giudici della sezione minore della Corte d’appello visto che stamattina hanno rifiutato di mettere la denuncia agli atti.
Perché i giornalisti devono occuparsi di una legge che impone ai tutori dell’ordine di prelevare con la forza dei piccoli indifesi strappandoli ai loro affetti e mandare le immagini di uno strazio che mai più si vorrebbe vedere? Forse per lo stesso motivo per cui la gente commossa dalle urla strazianti dei fratellini ha piantonato la casa impedendone fisicamente il trasporto in una comunità in attesa dell’arrivo della madre.
Forse perché a cittadini italiani vada riconosciuta la stessa dignità di quelli americani. “La Corte d’appello ha respinto il reclamo ma non conosciamo ancora le motivazioni – afferma l’avvocato difensore di C.A., Salvatore Giuliano – che riteniamo saranno ufficializzate tra qualche giorno”.
Magari con la stessa velocità straordinaria, alle 13,30 avevano già depositato la decisione in Cancelleria, con cui hanno deciso dove è giusto che stiano i figli degli altri. “Hanno prevalso le ragioni del diritto – dice amareggiato il sindaco Piero Rustico – e non quelle della giustizia del cuore”.
E in un Tribunale è magari giusto così. A sorprendere però sono i tempi. Immediati e repentini e tutti tesi a eseguire il provvedimento americano persino smentendo se stessi, e senza preoccuparsi di esaminare con la calma e l’attenzione che una simile complessa e complicata vicenda richiederebbe. Eppure, per i giudici non c’è notizia. Per la gente, invece, non c’è giustizia.