Attualità
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18/03/2008 01:49

Catania e quella poltrona che scotta

di Redazione

Non lo dicono, ma lo fanno. Parlano quasi tutti di Catania, della poltrona di sindaco, quella lasciata da Scapagnini e che qualcuno dovrebbe andare ad occupare dopo le Amministrative di giugno.

Ne parla il centrodestra e ne parla il centrosinistra, ma tutti con fortissimi distinguo, sia tra le coalizioni che dentro. Perché la poltrona che scotta, per via di quella tonnellata di debiti accumulati negli ultimi anni, fa lo stesso gola a molti.

Ma qualcuno vorrebbe inseguirla subito, a caldo, qualcuno preferirebbe rinviare tutto all’autunno, a giochi abbondantemente fatti per Politiche e Regionali, con un assestamento di potere già avvenuto.

Si sa che Forza Italia ha voglia di andare al voto subito, ma, prima ancora, vorrebbe che tra Roma, Palermo e Catania si chiarisse, tra leader dei partiti del centrodestra, a chi tocca quel posto. Perché se in linea assolutamente teorica con Lombardo alla Regione, il Comune dovrebbe andare a Forza Italia e la Provincia ad An (candidato Basilio Catanoso o Raffaele Stancanelli), in linea estremamente pratica il Movimento per l’Autonomia vorrebbe aspettare la fine delle Regionali per mettere sul piatto della bilancia i suoi numeri e le sue percentuali.

Se dovessero essere, come qualcuno ipotizza, alte, e anche molto alte, allora i lombardiani hanno detto che difficilmente si priverebbero di Palazzo Minoriti, e lascerebbero agli alleati Palazzo degli Elefanti. A chi? A questo punto dovrebbero discuterne Fi e An, ma i forzisti che confidano in un risultato altrettanto buono con il traino di Berlusconi, potrebbero non cedere ad An un bel niente. Problema. Evidentemente. Così Forza Italia vorrebbe chiudere l’accordo oggi prima del voto, An pure, l’Mpa non ha fretta.

Ed avrebbe persino detto che, tutto sommato, l’ipotesi di uno slittamento del voto in autunno non sarebbe da scartare in partenza. Ci vorrebbe, però, una leggina regionale ad hoc, motivata con l’esigenza di dare al commissario regionale che si è insediato al Comune il tempo di completare almeno la prima fase del risanamento. Ci sarebbe il tempo per varare all’Ars la legge?

Uno slittamento che utilissimo al centrosinistra, che ha qualche problema già con le elezioni in corso per cui al di là di I can, I care, I want e Io può, intravede qualche problema sul risultato finale. Così gradirebbe un commissariamento al Comune che consenta di riordinare le idee dopo il voto di aprile, concentrandosi, magari, sulla scelta di un candidato competitivo che sia anche in grado, è questo il piano straordinario, in grado di lanciare la proposta di un’amministrazione che si assuma il compito di rifondare la città, riaccendendo magari tanto per cominciare la luce.

Ovviamente il mistero più fitto circola sul possibile candidato che potrebbe scendere in campo se dovesse prendere corpo questa ipotesi di amministrazione ragionata anche con tutta o parte dell’opposizione. Si immagina solo che la figura ideale, se esistesse, potrebbe essere quella di un ex sindaco, magari ex ministro dell’Interno, ex presidente del Copaco ed ex presidente della Commissione Affari costituzionali del Senato. Come sussurrano tutti, insomma, con un slogan che gira per la città che tende al Pd: “Enzo, Enzo, Enzo. Non lo dico, ma lo penso…”.

Ma finirà davvero così?