Attualità
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08/10/2012 17:49

Catania, Ikea batte Etna 1-0

A Venezia la Ferrari batte il campanile di San Marco

di Saro Distefano

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L'Etna
L'Etna

Ragusa – Un paio di settimane fa ho organizzato una passeggiata tra i tanti e tutti gradevoli paesi abbarbicati sulle pendici dell’Etna, il maggiore vulcano attivo d’Europa, una delle montagne più conosciute al mondo.

Si era in tanti e quindi ho noleggiato un pullman turistico, quelli, per intenderci, da 52 posti, tutti interamente occupati dai partecipanti, quasi esclusivamente ragusani.

La giornata, calda, non era delle più limpide, anzi, e la mia attesa di poter vedere all’orizzonte il Mongibello venne frustata. Fin quasi a Catania. Ad un certo punto, e si era già alla estrema periferia del capoluogo etneo, finalmente – in direzione Nord-Ovest, ecco spuntare il colosso. Anche se con una atmosfera ovattata dal forte caldo, e solo la parte terminale, l’Etna era comunque la “solita” vista da togliere il fiato.

Quando ero pronto a gridare a mio figlio di otto anni e all’intera sua comitiva di almeno dieci coetanei di guardare fuori dai finestrini per ammirare il vulcano, ecco che una bambina di dieci anni – figlia di miei amici – esclama, con la voce che si può avere a quell’età (un misto tra la sirena dei pompieri e l’allarme antincendio di un grande fabbrica): “mamma, mamma, guarda l’Ikea”.

Confesso: per qualche minuto non ho compreso molto, anzi nulla. E stato solo poi, quando tutte, dico tutte le mamme e tutti i loro figli minorenni hanno occupato le file e i finestrini del lato destro del pullman che anche io ho guardato fuori: e infatti eccolo la il nuovo idolo: l’Ikea, inteso con ciò un grande capannone con davanti un enorme parcheggio e la inconfondibile insegna della grande azienda svedese.

A quel punto ho avanzato un timido tentativo quantomeno verso mio figlio per metterlo a parte della spettacolosa vista della montagna che supera i tremila metri di quota. Tentativo fallito: era, con gli altri suoi compagni d’avventura, immerso nella discussione se a vincere fosse il mostro con potere 5 di ghiaccio o quell’altro con potere 8 ma di fuoco.

Arrivati oltre Zafferana Etnea e messo piede letteralmente sopra la lava raffreddata di antiche colate, solo allora qualcuno, nemmeno tutti, tra ai bambini ha capito dove ci trovassimo, cosa avessimo sotto i piedi di tanto potente. Ma per farli letteralmente gridare dalla meraviglia è stato necessario un improvviso e concentrato di brontolio minaccioso del cratere sommitale con una leggera, e nemmeno tanto leggera, scossa di “tremuoto”.

Lungo il viaggio di ritorno siamo tornati alla civiltà: un paio di ore di nintendo e poi tutti a casa a studiare l’inglese.

E quando nei giorni successivi ho raccontato tutto quanto sopra ad una mia per nulla incredula (con sommo mio dispiacere misto a delusione) amica veneziana, costei mi ha risposto: “e perché ti scandalizzi, quando accade anche che secondo le ultime statistiche realizzate da un giornale locale nella scorsa estate il monumento più fotografato di Venezia, e sottolineo Venezia, non proprio un villaggio ucraino o una cittadina congolese, col massimo rispetto, il monumento più fotografato non è stato il campanile o la basilica di San Marco, o il ponte dei sospiri o l’arsenale, bensì l’appena aperto negozio della Ferrari”.