Data da destinasi
di Saro Distefano


Ragusa – In questi giorni ho letto e ascoltato su molte testate giornalistiche locali che la prevista manifestazione “Parco in Festa” (mi pare il 6 giugno), inserita nel più ampio cartellone “Ragusa in Fiore”, organizzato dal Comune di Ragusa, è stata spostata “a data da destinarsi”. Non credo ci sarà mai una “data” per organizzare la suddetta manifestazione che prevedeva escursioni nella magnifica cava, la presenza dei cantastorie, musica dal vivo e un concerto finale la sera. Il tutto, mi pare giusto ricordarlo, reso possibile dall’eccezionale lavoro dell’Azienda Regionale Forestale che ha ripulito la parte a monte della grane cava, da oltre quaranta anni abbandonata a se stessa e a cumuli di immondizia.
Che quella iniziativa non sarà replicata è una mia personale impressione, una sensazione che nasce da quanto ho appreso intorno a questo evento. E per quanto conosco, e conosco sempre meglio, delle persone che attualmente amministrano il Comune di Ragusa.
Ho saputo infatti che l’associazione che aveva proposto al Comune la iniziativa “Parco in Festa”, aveva lavorato bene in fase di organizzazione e preparazione dell’evento. Curato in ogni minimo dettaglio e puntando molto sulla necessità di far conoscere la cava sopratutto ai ragusani che la “sorvolano” migliaia di volte senza nemmeno lanciarle uno sguardo, il gruppo di giovani pronti a lanciarsi nella bella iniziativa hanno colto (e nel loro caso non si trattava di “sensazioni” come sono le mie) una certa ingerenza nell’organizzazione da parte dell’Amministrazione Comunale. Fino ad un certo punto, raggiunto un certo livello, questo è anche normale: si consideri che se l’Amministrazione ha un esborso, è giusto e necessario controllare, verificare. Quando quel naturale livello si supera, diventa appunto ingerenza. E quando quel livello si supera di molto, si sfiora anche la maleducazione (che a questa attuale amministrazione non manca, come potremmo documentare traendo spunto da una serie di episodi anche recenti).
Il sorridere alle telecamere delle televisioni locali (non tutte, per carità) per interviste sovente “metafisiche” nelle quali si parla di tutto e di nulla riuscendo incomprensibili ai più non è sufficiente per dirsi buoni amministratori. E a quegli avvocati difensori “a tutti i costi” della Giunta Piccitto vorremmo ricordare che per giustificare i giovani e volenterosi assessori (per tacere dei consiglieri comunali) non è più possibile ricorrere alla “inesperienza”. Per due motivi: il primo, perché nell’amministrazione della cosa pubblica la “inesperienza” non è ammessa; il secondo, perché tra un mese saranno due anni dell’elezione a sindaco di Federico Piccitto: a questo punto la inesperienza cambia nome e diventa “incapacità”.
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