di Redazione
Oggi si consuma il secondo atto dell’election day in Sicilia, si presentano le liste dei candidati alle elezioni regionali. Ma il primo tempo della campagna elettorale è destinato a dilatarsi ed a prendersi le ragioni del secondo. I leaders nazionali occuperanno la scena, le notizie elettorali forti giungeranno da ogni angolo del Paese, finiranno con rendere marginale il dibattito regionale. E’ sicuramente un male, ma chi si avvantaggerà di questa “derubricazione” delle regionali?
Quella parte che può contare sulle risorse piuttosto che sulle buone ragioni, sulle opinioni. Misureremo, comunque, quanto conta la Regione in Sicilia e se i temi nazionali prevarranno e fino a che punto. Sarà un test importante perché le due consultazioni non si sono mai sovrapposte. L’Assemblea regionale, infatti, non ha mai chiuso la legislatura prima del tempo stabilito dalle norme dello Statuto.
La chiusura traumatica della legislatura ha posto all’attenzione dei siciliani i limiti di un’istituzione invecchiata in fretta. Non sembra che il buon funzionamento dell’Assemblea e del Governo siano entrati nel dibattito politico regionale, finora occupato dalle candidature. E’ auspicabile che almeno i candidati alla Presidenza della Regione ci facciano sapere ciò che si propongono perché la Assemblea e Governo guadagnino efficienza e rispetto dei cittadini.
L’Autonomia speciale è uno strumento di sviluppo, come dimostrano le regioni che l’hanno ottenuta al pari della Sicilia.Nelle ore che hanno preceduto la presentazione delle liste, sono stati “chiusi” gli ultimi accordi politici. Niente di eclatante. I nomi importanti avevano già trovato asilo politico.
L’ultimo ad accasarsi è stato l’ex Presidente dell’Assemblea, Angelo Capitummino, il quale ha dovuto lasciare l’Udeur, ormai allo sbando, ed ha scelto il centrodestra e l’MPA di Raffaele Lombardo.
Una scelta sotto certi aspetti sorprendente, visto che la storia di Capitummino, pur inquieta, è apparsa propendere dall’altra parte. Prima di lui l’ex Rettore dell’Università di Catania, Latteri, ha fatto il grande passo, o meglio è tornato da dove era venuto, accasandosi anche lui in casa MPA. Lombardo, come si vede, è gettonato nelle alte sfere.Il novero delle candidature alla Presidenza della Regione è sceso a sei unità dopo la defezione di Domenico Corrao. Restano fieramente in piedi quelle di Vittoria Vassallo (Rosa Bianca), Sonia Alfano (Amici di Grillo), e Ruggero Razza (La destra), insieme ad Anna Finocchiaro (PD), e Raffaele Lombardo (MPA).
La permanenza di Vittoria Vassallo appare comunque in forse.Alla vigilia della presentazione delle liste, l’unico colpo di scena si è registrato nel PDL che ha deciso di rinunciare alla seconda lista, Alleanza Azzurra, che avrebbe dovuto essere zavorrata da alcuni big che nella prima lista, quella ufficiale, del PDL non avrebbero potuto trovare posto o rischiato troppo. I ragionamenti iniziali, più liste più voti, non hanno convinto i dirigenti del PDL.
Miccichè, che aveva annunciato una sua lista giù un mese fa, ha dovuto fare altri passi indietro. Prima è caduta la sua lista dei blogger ed ora Alleanza Azzurra.
La rinuncia, tuttavia, non ha lasciato strascichi polemici.
C’è voglia di ricompattamento ed oltre alle liste si rinuncia a far valere le proprie ragioni. Per chi ha lanciato parole d’ordine e promesso sfaceli, deve essere stata dura.Il timore che si sarebbero complicati la vita è prevalso. E’ probabile che nella scelta abbia pesato anche la questione Miccichè, risolta formalmente. Potrebbe avere lasciato qualche strascico e qiindi, meglio evitare. Gianfranco Miccichè aveva duramente polemizzato con l’Udc di Cuffaro prima e l’MPA di Raffaele Lombardo dopo.
La seconda lista avrebbe potuto creare quindi problemi di “interpretazione” sull’atteggiamento degli amici di Miccichè. Il voto disgiunto, tra l’altro, permette di votare un candidato al Parlamento regionale appartenente ad una lista, e il candidato alla Presidenza della regione schierato dall’altra parte.
Un voto che in passato non ha favori, secondo alcuni, il centrosinistra perché i due candidati che hanno preceduto Anna Finocchiaro, pur battuti (Orlando e la Borsellino) , hanno avuto più consensi delle liste che li sostenevano. La debolezza del centrosinistra, anche stavolta, non è il candidato, ma i partiti.
Fonte: Siciliainformazioni.com
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