Piango un amico
di Gabriele Giannone


Modica – “Prevarranno l’arte della bellezza sulla sua tragica scomparsa”.
Ciao Peppe,
il presente soffoca la voce, ma non il sentire.
La politica mediterranea oggi è colpita dalla tua scomparsa. Sei stato un grande protagonista.
Una perdita tragica e irreparabile nonostante il profondissimo patrimonio materiale e immateriale che ci lasci.
Avevo appena 19 anni quando ti conobbi. Per anni ho interpretato e raccontato il suo pensiero.
Per la tua smisurata generosità, conoscenza, competenza. Sei testimonianza di come la bellezza possa sconfiggere la morte.
Hai combattuto il tuo avversario con la dignità che è pari ai grandi, dando lezione anche nella sofferenza. Nel dolore. Nella consapevolezza.
Hai toccato il cuore dei siciliani in quel 20 gennaio del 1998, quando la voce solenne ma tenera parlava di diritto alla felicità.
Che cos’è il diritto alla felicità?
Tu volevi che nessuno vi rinunciasse.
Quella stessa felicità di cui alcuni tuoi detrattori hanno favoleggiato, ispirati da invidie, oppresse e asservite.
A noi sono rimasti i tuoi doni, i volti delle donne e dei loro uomini, nelle lotte per la terra, per l’autonomia, per la libertà, per la dignità delle persone e per la volontà di divenire finalmente una collettività capace di superare l’emarginazione e di entrare nel circuito della civiltà contemporanea.
In qualsiasi cosa tu abbia fatto hai lasciato un segno indelebile, un esempio per tutti noi.
Simpatia, empatia e carisma. Sei stato tutto questo. E sono d’accordo con chi ti ha definito “il miglior capo empatico apparso nella vita pubblica siciliana nel corso degli ultimi decenni”.
Hai deciso di dedicarti alla vita politica non sulla base di complicate elucubrazioni, né di convinzioni dottrinali, bensì per il modo in cui ha sempre concepito il rapporto con le altre persone, avvertendo in tutti –come in te stesso- il bisogno di amicizia, di affetto, di solidarietà e di aiuto: insomma sentendoti pari agli altri, fratello fra fratelli, umanamente e cristianamente.
Ma gli stimoli all’impegno politico sono stati anche di altro tipo, esclusa la casualità, che amavi rivendicare con un po’ di civetteria. Amavi la Sicilia, sapevi difenderla.
Ti piaceva stare in Parlamento, lavorare in Parlamento e ti piaceva governare, non tanto per assecondare un’aspirazione di potere, ma per misurare la capacità di tradurre in scelte concrete il frutto di tante elaborazioni, spesso raffinate ma mai astratte o banali.
Ti gratificava il confronto con insigni personalità. Ti stimolava il dialogo con la tua gente, quella che mai ti ha fatto mancare un convinto e coinvolgente affetto.
Celebre la frase del Presidente Leanza, anch’egli compianto, quando ti interruppe in Parlamento dicendoti: “Lei parte con il vantaggio di avere una fiducia preventiva e una grande stima”.
L’amore per le istituzioni e l’intuito segnarono la tua maturità politica: nella convinzione che la “mediazione” fosse la regola della politica, nella consapevolezza infine che la politica debba essere servizio.
Sapevi di essere punto di rassicurazione e di identificazione per tutti, anche nei momenti più difficili della tua storia personale e politica.
Ogni comunità, anche la più apparentemente disincantata e distratta, sente l’esigenza di riconoscersi, non in un capo carismatico che pretende attraverso la seduzione e il dominio di esercitare un controllo, ma in un’autorità morale.
Peppe, ti salutiamo con grande rimpianto. Con l’orgoglio di esserti stati amici, aver lavorato, discusso, di aver compiuto appieno il compito che ci era stato affidato.
Chiudo con una tua frase pronunciata durante l’estremo saluto ad un Alto uomo d’istituzione: “Chi vorrà costruire il futuro, non potrà prescindere da ciò che ci ha lasciato”.
Ciao Peppe, la terra ti sia lieve.
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