Attualità
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17/06/2007 06:50

Ciclone An alla Provincia

di Redazione

An non fa una piega: vuole i posti di sottogoverno, altrimenti potrebbe anche uscir fuori dalla coalizione. Lo ha ribadito a chiare lettere il presidente provinciale Carmelo Incardona, il quale una decisione l’ha già presa subito: «Se entro lunedì alle 18 non ci sarà stato un incontro e un accordo, in giunta non andranno Giovanni Venticinque e Giuseppe Alfano, ma i primi dei non eletti Sebastiano Failla ed Enzo Pelligra».
Spira sempre più aria di tempesta sulla Provincia.
Domani s’insedia il consiglio e la giunta provinciale è monca con An che è pronta a salire sull’Aventino. Ma non c’è solo questo.
A puntare i piedi provvede anche il Partito repubblicano. Ieri il segretario provinciale Gino Calvo ha depositato il ricorso al Tar di Catania: chiede l’annullamento delle elezioni.
La minaccia è, quindi, diventata realtà. «Aspettiamo – spiega Calvo – che ci sia un percorso condiviso. In caso contrario andremo avanti con il ricorso. Ricordo che ci sono tutti gli elementi per vincere: in molti comuni fino al giorno prima delle elezioni c’erano manifesti senza il Pri; sono mancati sia spazi elettorali e che rappresentanti di lista. La violazione della par condicio è evidente».
Su una situazione estremamente incadescente, l’Udc prova a gettare acqua. Già venerdì aveva rinunciato ad un assessorato per venire incontro alle richieste di An. Adesso, il segretario provinciale Giancarlo Floriddia allunga la mano «per favorire – spiega – la ricomposizione del quadro politico della coalizione».
Quindi, impegna l’Udc «ad avviare un’ulteriore mediazione con gli altri partiti della Casa delle Libertà per pervenire in tempi brevi alla definizione del quadre complessivo amministrativo».
La notizia della dichiarazione di Floriddia arriva nelle sede di An mentre Incardona (attorniato da consiglieri provinciali, dirigenti e primi dei non eletti) si prepara a spiegare ai giornalisti la posizione del partito. «Accolgo con piacere – afferma – la posizione dell’Udc, ma la nostra non cambia».
Cosa vuole An? «Pretendiamo – scandisce Incardona – la dignità dei nostri numeri e non intendiamo essere sottoposti ad alcuna forma di ricatto. Deve finire la considerazione secondo cui An è l’anello debole della coalizione».
Incardona ce l’ha con Forza Italia: «Vogliono mortificare il nostro risultato elettorale sul piano politico, negando il diritto che An ha acquisito». Per il presidente di An, «quella di Forza Italia è una prevaricazione nei confronti di An, che ha il diritto a essere maggiormente rappresentata nelle istituzioni».
Al presidente di An non va giù niente e ribadisce la richiesta: due assessorati e due presidenze di sottogoverno o tre assessorati e una presidenza. «Mercoledì – chiarisce – avevamo due assessorati e le presidenze di Ato Ambiente e Consorzio universitario; venerdì era tutto cambiato». Anche sulle deleghe Incardona ha da ridire: «Non siamo soddisfatti. Sul metodo bisogna discutere».
Così arriva l’aut aut: se entro domani non c’è accordo, in giunta vanno i primi dei non eletti. Poi, An valuterà quale posizione tenere. Con la minaccia di uscire fuori dalla maggioranza.
Identica minaccia arriva da Mpa, che ieri ha riunito l’organismo provinciale. La riunione, per bocca del commissario Enzo Oliva, è servita solo per fare una valutazione complessiva della situazione. «Attendiamo – spiega Oliva – le valutazioni del presidente Antoci, che noi consideriamo il capo della coalizione. Al momento non è escluso niente. Certo, se ci dovesse essere un travisamento degli accordi e un mancato riconoscimento del risultato elettorale, allora potremmo anche decidere di andare all’opposizione».
Casa delle Libertà accerchiata, quindi: sia dall’interno che dall’esterno. E le minacce sono sempre più concrete, a cominciare da quella del Pri che vuol fare annullare le elezioni, perché, sostiene Calvo, gli accordi erano diversi.