Benessere
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18/02/2018 18:58

Come si riconosce un buon caffè

Caffè, crescono coltivazioni in pieno sole per le quali è necessario il disboscamento. Come riconoscere il caffè rispettoso dell'ambiente

di Redazione

Caffè fumante
Caffè fumante

Ogni anno ciascun italiano adulto consuma quasi sei chili di caffè. È il dato medio italiano elaborato da Cic, il Comitato italiano caffè. Il nostro Paese, sul fronte dei consumi, è solo al decimo posto in Europa. Ma l’espresso resta un’abitudine irrinunciabile per gli italiani. Lo beve il 96,5 per cento di noi. L’80 per cento lo consuma la mattina e il 76 anche dopo pranzo. E per il 78 per cento l’espresso è uno dei piaceri della vita. Quello che forse non sappiamo è che questo gesto così scontato ha un forte impatto sull’ambiente. Da ridurre così.

COME RICONOSCERE IL CAFFÈ È “BUONO”
Secondo uno studio dell’Università del Texas pubblicato su BioScience, negli ultimi 20 anni il numero delle aziende  agricole che producono caffè all’ombra è sceso dal 43 al 24 per cento. Crescono cioè le coltivazioni in pieno sole per le quali è necessario il disboscamento. Meno alberi, però, vuol dire meno habitat per gli uccelli predatori dei parassiti delle piante. Ecco perché, di conseguenza, in questo genere di coltivazioni vengono impiegati più pesticidi. Vuoi sapere come viene coltivato il tuo caffè preferito? Controlla che abbia queste certificazioni: Rainforest Alliance, Fairtrade, Utz e Icea. Questi marchi garantiscono non solo il rispetto ambientale ma anche quello dei diritti dei lavoratori. Nei siti dei rispettivi produttori, in più, trovi le informazioni dettagliate sui luoghi di produzione e i progetti di sostenibilità. Come Responsible supply chain process, il metodo di approccio sostenibile lungo tutta la filiera messo in atto da Illy. Oppure ¡Tierra! di Lavazza, un programma che dal 2002 ha permesso di costruire abitazioni, scuole e infermerie e creare progetti di microcredito per i piccoli produttori in Perù, Honduras, Brasile e altri Paesi nel sud del mondo.

LA CAFFETTIERA È VERDE!
La vecchia moka è il metodo più eco friendly per gustare un buon caffè. È fatta solo in alluminio, un materiale riciclato e riciclabile. La macchinetta a cialde è invece un Raee, quindi ha un maggiore impatto ambientale sia in fase di produzione sia in quella di smaltimento. La versione con capsule è ancora più inquinante per via dei rifiuti prodotti ogni anno: 700 g di alluminio, 5,7 kg di plastica e 4,2 kg di carta. A meno che non si scelgano le capsule biodegradabili in Mater-Bi che Novamont, l’azienda che produce e commercializza bioplastiche, metterà in produzione da quest’anno. Nel frattempo, la soluzione è smaltire correttamente le varie parti della capsula: il residuo di caffè nel compost, l’alluminio e la carta nella differenziata. Se però usi le capsule Nespresso puoi partecipare al programma Ecolaboration: porti le capsule usate in uno dei punti di raccolta: l’elenco è su www.nespresso.com. Vengono ritirate da Cial, il consorzio per il riciclo dell’alluminio che invia il residuo di caffè al compostaggio per le coltivazioni di riso destinate a Banco Alimentare.

COFFEE DESIGN
Dai fondi del caffè possono nascere barattoli e stoviglie. L’idea è di Matthijs Vogels, un designer olandese che, per produrli, ha ideato una resina naturale e riciclabile al 100 per cento (sproutdesign.co.uk). Un gruppo di giovani designer inglesi ha invece realizzato tavoli e sedie in çurface, un originale materiale ottenuto dalla miscela di fondi di caffè e plastica riciclata. L’effetto tattile è qualcosa che sta a metà tra legno e cuoio, il colore è ovviamente marrone e il tocco in più è il gradevole profumo di caffè che emanano (www.re-worked.blogspot.it). Ci sono poi le lampade Decafé del designer spagnolo Raùl Laurì (raullauri.com). Sono fatte con fondi di caffè e colla naturale. E profumano proprio come le magliette dell’italiana Altriluoghi, giovane azienda di Asti che usa il caffè per colorare i tessuti e realizzare capi di abbigliamento davvero originali (altriluoghi.com).

DAL CAFFÈ NASCONO I FUNGHI
Grazie ai residui dell’espresso, in Basilicata, c’è un’azienda che dopo anni di studi, ricerche e test è riuscita a produrre diverse varietà di fungo cardoncello a impatto zero. Prelevano i fondi del caffè dai bar che scelgono di aderire al progetto e possono così ottenere il marchio “Qui caffè sostenibile”. Ma anche dai cittadini che evitano il conferimento in discarica dello scarto e ottengono una riduzione del costo di smaltimento dei rifiuti. Il risultato non è il solito fungo, ma un prodotto con ottime caratteristiche nutrizionali e sensoriali, in grado di innovare il settore agro-alimentare attraverso una filosofia rispettosa dell’ambiente.

COSA PUOI FARE TU CON I FONDI DEL CAFFÈ
Allontanare le formiche: falli asciugare al sole e poi posizionali nei pressi delle tane e lungo il percorso degli insetti.
Deodorare il frigo: riempi una ciotolina con il caffè in polvere e lasciala nel frigorifero per un paio di giorni. Assorbe gli odori. Funziona anche per la scarpiera e persino per l’auto.
Pulire le mani: se strofini la povere umida sulla pelle dopo aver cucinato ottieni un effetto levigante e togli via odori e macchie.
Realizzare lo scrub per il corpo: basta mescolare gli avanzi del caffè con l’olio di oliva e massaggiarlo sulla pelle con movimenti circolari. Se usi l’olio di cocco hai anche un effetto anticellulite.