di Redazione


Comiso – Una bottiglia incendiaria, lasciata davanti alla saracinesca di un’agenzia di pompe funebri, a Comiso. Nessuno, però, ha provveduto ad innescare la miccia, la bottiglia è rimasta inesplosa. Forse gli attentatori hanno visto saltare i loro piani, a causa di un imprevisto, forse volevano solo lanciare un segnale. Queste le ipotesi al vaglio degli investigatori che stanno avviando le indagini per cercare di far luce sul controverso episodio che si è verificato a Comiso, nella notte tra mercoledì e giovedì, nella sede dell’agenzia «La Misericordia» di via Giuseppe Morso.
La Misericordia è una delle due agenzie non consorziate di Comiso, le altre sono riunite in consorzio. Già in passato era stata nel mirino degli attentatori, aveva subito incendi e danni non indifferenti. Ma anche altre agenzie comisane, sia pure con minore entità, sono finite spesso nel mirino dei malintenzionati. Dieci anni fa, in un momento cruciale, un provvedimento della Questura bloccò, per alcuni giorni,l’attività delle agenzie funebri, ma questo non bloccò la serie di attentati.
Lo scorso anno delle scritte intimidatorie furono lasciate nei corridoi dell’ospedale, dove spesso, all’esterno, stazionavano alcuni addetti delle agenzie cittadine. Una situazione di tensione quella attorno al complesso mondo del «caro estinto» che a Comiso non si è mai fermata. Sull’episodio indaga la Polizia di Comiso. Gli agenti hanno sentito la titolare S.D., di 32 anni, ed il marito, M.C., di 38, ma non sono emersi particolari utili per le indagini. Le ipotesi sul tappeto sono varie: di certo, quanto accaduto due giorni fa, appare come il segnale di una nuova situazione di tensione, non nuova per la città e per le forze dell’ordine, che provoca un rinnovato allarme nel settore.
Francesca Cabibbo
Corrierediragusa
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