Il ricorso agli ammortizzatori sociali
di Redazione


Vittoria – Ignazio Sarrì, direttore della cooperativa Rinascita cerca di spiegare: Rinascita, al momento, non ha licenziato nessuno, gli unici due casi di luglio vanno inquadrati a parte e non alla grave crisi finanziaria che, vissuta dalla cooperativa, le ha costretto a mettere tre impiegati in cassa integrazione e sette in situazione di integrazione salariale.
Dieci storie lavorative messe al momento in stand by in attesa di boccate d’ossigeno. Quanto ai licenziamenti in atto al Cor, per Sarrì, va precisato che le due cooperative non sono “vasi comunicanti” e che quel patto di salvezza sottoscritto vale, ma solo nominalmente per alcuni impiegati. “La Cor – precisa Sarrì – ha la sua storia e non va confusa con la nostra”.
Rinascita ha innanzitutto bisogno di denaro cash, di liquidità finanziaria. “Stiamo facendo l’impossibile. – prosegue Sarrì – per rimpinguare le casse della cooperativa studiando le possibili strategie creditizie anche se c’è una situazione difficilissima di reperimento di capitali, intanto i creditori reclamano i loro diritti e Rinascita non può certo soccombere perché appartiene prima di tutto ai soci che la costituiscono”.
«A fronte della ripetute polemiche e prese di posizione susseguitesi in questo ultimo periodo, ritengo necessario rendere pubbliche le ragioni del processo di ristrutturazione di Rinascita». A parlare, in una nota, è Giuseppe Di Bona, presidente del Cda. «La decisione, tanto dolorosa, quanto necessaria, di pervenire ad un ripensamento della attività aziendale attraverso uno stabile ridimensionamento dell’ organico dei lavoratori dipendenti – scrive Di Bona – deriva dalla gravissima fase di recessione che attraversa la nostra economia e che, anche nella città di Vittoria, ha visto definitivamente cessare importanti realtà produttive. Soltanto chi è dichiaratamente in malafede può far finta di ignorare la grave crisi che attraversa l’intero mondo produttivo e che colpisce in modo particolare il settore primario dell’agricoltura, stretto da un lato da un indiscriminato aumento del costo dei fattori produttivi e, dall’altro, da un progressivo abbattimento dei prezzi di vendita dei prodotti ortofrutticoli. Il progressivo assottigliarsi dei margini di guadagno, unito alla crescente difficoltà di accesso al credito, ha determinato, infine, una gravissima sofferenza delle realtà produttive, specialmente delle piccole e medie aziende agricole, ormai praticamente incapaci di fronteggiare le esigenze finanziarie dei loro stessi processi produttivi». E Di Bona aggiunge: «Tale conclamata e crescente situazione di affanno del settore si è riverberata violentemente sul terziario ed in modo particolare sulle aziende che svolgono attività di servizio agli agricoltori, quali, ad esempio, le cooperative agricole, che svolgono sul territorio un ruolo di aggregazione delle piccole aziende cui, in maniera particolare, rivolgono i loro servizi. Anche in Rinascita tale recessione ha determinato una considerevole contrazione del fatturato ed una sempre più grave difficoltà di carattere finanziario, primariamente determinata, quest’ultima, dalla insolvenza di un crescente numero di soci oltre che al progressivo restringersi dei canali di accesso al credito.
Si impone, quindi, in tutta la sua drammatica urgenza, in seno ad un processo di ristrutturazione e ripensamento dell’attività aziendale, che ha il dichiarato obiettivo di salvaguardare la funzionalità e la vita stessa dell’azienda, la necessità di pervenire ad un radicale ridimensionamento dell’organico del personale dipendente e ciò, sia in considerazione del fatto che la diminuita attività richiede una proporzionale riduzione del numero degli addetti, oggi veramente abnorme, che in considerazione del fatto che i nuovi mezzi di automazione e di informatizzazione della attività produttiva e di quella amministrativa di supporto, richiedono, a parità di fatturato, un numero di addetti fortemente ridotto rispetto al passato. Soltanto chi è in malafede ed è guidato da scopi che nulla hanno a che vedere con la volontà di salvaguardare Rinascita, può continuare a sostenere una sterile polemica che, ormai da troppo tempo, viene mantenuta sulla stampa ed il cui risultato concreto è ed è stato quello di danneggiare l’attività aziendale».
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