Conte: “Epidemia in rapido peggioramento”. Galli: “Blocco totale inevitabile"
di Redazione

A neanche 4 giorni dall’ultimo Decreto Conte pensa già un’altra stretta, forse quella definitiva. Non subito, ma comunque «nell’arco di almeno due settimane», come ha spiegato oggi alla Camera, se le misure attuali – come temono in molti – non si riveleranno efficaci a frenare l’ascesa del Covid nel nostro Paese. Il rapido peggioramento della situazione rimanda a uno «scenario di tipo 3», citato dal premier in aula, che prevede «l’interruzione di alcune attività sociali-culturali maggiormente a rischio», non meglio specificate.
Fino al prossimo 9 novembre, insomma, non dovremmo avere soprese quanto a nuove limitazioni. Sempre che non si sfondi prima la soglia 35-40mila contagi in più al giorno, fissata attualmente da Istituto superiore della Sanità e ministero della Salute per spegnere tutto. Si parla ancora di una chiusura “morbida” ma qualunque ulteriore restrizione subentrasse alle attuali, già pesanti, coinciderebbe di fatto con un lockdown vero e proprio. Inizia a diventare quasi ridicolo girarci attorno con “strettine” progressive e quarantene locali fino a chiudere tutto: se questo è il destino, meglio andargli incontro subito e salvare il Natale, sostengono da tempo lavoratori e scienziati del Cts. Ma quale “scenario” economico, e soprattutto sociale, si spalancherebbe a quel punto?
Stavolta sono gli altri paesi europei, come Francia e Irlanda, ad aver anticipato i giri di vite che inaugurammo noi per primi 6 mesi fa, nella fase 1 dell’emergenza. Convinto dell’ineluttabilità di una imminente chiusura nazionale anche l’infettivologo dell’ospedale Sacco di Milano, Massimo Galli: “L’Italia andrà in lockdown come la Francia, resta solo da capire quando – ha detto ad Agorà su Rai 3 -. La curva, ma devo verificarlo, sta salendo oltre le previsioni. E questo è estremamente allarmante. Significa che i provvedimenti già adottati rischiano di non arrivare a fermare almeno in modo accettabile questo fenomeno».
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