di Redazione

Sollievo e preoccupazione. Sono i due sentimenti contraddittori che attraversano l’opinione pubblica sciclitana il giorno della cattura dei quattro presunti responsabili dell’omicidio di Giuseppe Drago.
Sollievo per la celerità con cui le forze dell’ordine sono arrivate al brillante risultato, preoccupazione circa l’eventualità che a un modello se ne possa sostituire un altro. “In questi anni a Scicli gli avvertimenti sono stati mandati con gli incendi dolosi –dice una donna-, non vorremmo che ora a quel modello se ne sostituisse un altro, quello degli omicidi”.
La paura della città è che l’omicidio Drago possa innescare nel lungo periodo reazioni a catena, ma proprio la circostanza che i presunti autori dell’efferato fatto di sangue siano stati assicurati alla giustizia in così breve tempo dovrebbe disincentivare sete e desideri di vendetta. Un plauso alle forze dell’ordine dalla locale associazione antiracket, che, seppur sottotraccia, continua la propria attività di monitoraggio del territorio dal 1999, anno della sua costituzione. Ma anche l’invito ad accelerare il processo che porterà all’istituzione della tenenza dei carabinieri nei locali della nuova caserma. “Che la città non era serena si avvertiva dalla episodicità con cui si registravano gli incendi alle auto –commenta un altro cittadino-, spesso di proprietà di pregiudicati. L’escalation di domenica ha rappresentato la degenerazione di un conflitto strisciante che si trascinava da mesi”.
Sollevato il sindaco Falla, che in questi dieci anni ha accompagnato la città anche nei suoi momenti più bui, quelli che portarono poi all’operazione Firefox, nel 1999.
“A Scicli c’erano persone pericolose, le forze dell’ordine, identificando rapidamente i presunti responsabili dell’omicidio Drago, hanno restituito serenità a questa comunità, che oggi chiede alla magistratura e alle forze di polizia di vegliarla, di continuare a prestare la più alta attenzione. Perché non tornino gli anni difficili che purtroppo abbiamo conosciuto”.
“La presenza nel territorio dei ceppi di alcune famiglie –aggiunge un cittadino- ha contribuito negli anni al rinnovarsi della classe criminale, che, seppur non paragonabile alle organizzazioni malavitose di alto livello, presidia gli spazi, fa sentire la propria presenza”.
Famiglie in lotta nella contesa del mercato della droga, attentati incendiari usati per far pensare a una presenza del racket e mascherare il vero mercato degli interessi, quello dello spaccio: sono i contorni del panorama già emerso nel 2005 ai tempi dell’operazione Night Fire, in cui era stato arrestato anche Giuseppe Drago.
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