Economia
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07/11/2014 17:01

Crocetta sconta le royalty e autorizza le trivelle in Sicilia

La taranta delle trivelle

di Redazione

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Claudio Descalzi
Claudio Descalzi

Ragusa – Accordo sulla raffineria Eni di Gela davanti al ministro Guidi. La raffineria diventa green. In base all’intesa saranno salvaguardati tutti i posti di lavoro, compresi quelli dell’indotto. Inoltre è stato definito l’impegno all’utilizzo del sito gelese per l’insediamento di una bioraffineria nonché come base logistica per l’on e l’offshore e la nascita di un nuovo centro di alto livello per la sicurezza nel settore dei biocarburanti.

Fin qui nulla da eccepire.

Solo che il protocollo siglato al MISE, ieri, tra il presidente della regione Sicilia, Eni e Governo dà il via, nell’Isola, alla taranta delle trivelle.

Il Governatore dei siciliani conclude la pantomimica del “tira e minaccia”, inscenata nel braccio di ferro imboccato con Eni per la paventata e poi realizzata chiusura del petrolchimico gelese, con un colpo di teatro che non ha eguali nella storia della commedia all’italiana.

Crocetta mette in sicurezza tutta la forza occupazione del sito produttivo che gli è tanto caro, salva i “cavoli” di eni che con la raffineria di Gela in 2 anni avrebbe perso 2 miliardi euro, così dicono, regalando, però, alla Sicilia e ai siciliani un destino nero.

Nero come le cime in odor di tempesta fotografate in questi giorni di allerta meteo, Nero come il petrolio in stiva nel nostro sottosuolo, in terraferma e in mare aperto.

L’accordo siglato al Mise per salvare la Raffineria di Gela dà il via libera al protocollo siglato nel giugno di quest’anno tra Regione Sicilia, eni e assomineraria per l’inizio di nuove attività di esplorazione e produzione idrocarburi, valorizzando e potenziando i campi già esistenti.

Trivella libera e legalizzata in nome della salvezza occupazionale dei lavoratori della ex Raffineria di gela, per il buon conto della cassa – ancora pubblica – di eni e per lo sviluppo industriale siciliano legato al petrolio privato e foraggiato da capitali stranieri.

E i comuni siciliani stanno tutti a guardare, magari qualcuno applaudirà pure, tanto chi sentenzia e dispone tutto per tutti è il Governatore gelese, re delle cose sacre e pure di quelle giuste.

Infatti, oltre al danno della liberalizzazione delle perforazioni in terra di Sicilia, nell’accordo di programma siglato al Mise, Rosario Crocetta c’aggiunge pure la beffa delle royalty: il Governo Renzi impegna la regione siciliana a “ripristinare” e garantire un modello stabile di riscossione tributi per i proventi del petrolio.

Come dire, riportiamo l’asticella delle royalty dal 20 al 10%, guai a chi ci mette naso, e chi s’è visto s’è visto!

E dove andrà a finire tutto il petrolio che sarà estratto a Gela, Ragusa, Scicli e dintorni? Nelle raffinerie siciliane, a Milazzo, e a Priolo soprattutto, come noi, il 12 luglio scorso, con ben tre mesi di anticipo rispetto alla firma ufficiale dell’accordo “salva Gela” al Ministero dello Sviluppo Economico, avevamo anticipato ai nostri attenti lettori: «vuoi vedere che, sigillata la raffineria di Crocetta, dietro l’irrinunciabile profumo del petrolio siciliano da esplorare e coltivare, scriverebbe Pier Paolo Pasolini, forse, si nasconde qualcos’altro?»

 

 

 

Nella foto, Claudio Descalzi, amministratore delegato Eni