Catania - Ampi tratti del secondo fiume della Sicilia sono spariti: l’acqua corrente ha lasciato il posto a secche in cui i pesci vanno a morire, le gurne di pietra lavica a pozze verdi di alghe, insetti, lucertole e rospi. L’Alcantara si sta prosciugando, in particolare tra Castiglione e Francavilla, e il fenomeno non è spiegabile solo con assenza di piogge e cambiamenti climatici. Se la vedono brutta pure le celebri Gole, come ogni anno meta di turisti vip.
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Le autorità devono ancora spiegare cosa sia accaduto a metà maggio al lago Sciaguana, ridotto a steppa con la complicità del Consorzio di bonifica. Rischia di svuotarsi pure la diga Pozzillo, continuando ad attingerci da altre campagne: l’aridità di una provincia si ripercuote sulle risorse idriche delle altre. Per quanto riguarda l'Alcantara bisognerà aspettare domani, 20 luglio, il match all'Autorità di bacino del distretto: il colosso multi partecipato Siciliacque contro l’Ente parco fluviale.
Nel mirino, le eccessive captazioni di due centrali idroelettriche sul fiume: a uso industriale per produrre energia elettrica, è l’accusa, e non a scopo idropotabile. La società pubblico-privata (che gestisce e gestirà 1800 km di acquedotti in tutta l’Isola fino al 2044) nega però ogni addebito: sono altri che sfruttano indebitamente l’oro blu dell’Alcantara. Ma chi?