Una tragedia terribile
di Redazione


Comiso – Sono stati identificati i quattro immigrati morti nell’incidente stradale di martedì pomeriggio sulla Comiso-Santa Croce Camerina. Tre erano ospiti del Cas, il centro di accoglienza straordinaria di Comiso, un altro era domiciliato in un’abitazione della città Casmenea.
A perdere la vita nello scontro sulla Ford Fusione sulla quale viaggiavano con un furgone Renault sono stati: Konate Saidou, senegalese, 23 anni; Barry Modou, detto Momo, del Gambia, 24 anni; Ceesai Lamin, anch’egli del Gambia, 23 anni; e Dallo Thierno Souleymane, della Guinea, 41 anni. Quest’ultimo non abitava al Cas di Comiso. Sono tutti morti praticamente sul colpo per il terribile schianto contro il furgone alla cui guida c’era un comisano di 42 anni che ha riportato lievi ferite. Una tragedia della strada che ha scosso la città di Comiso. E la sindaca, Maria Rita Schembari, ha disposto il lutto cittadino in occasione dei funerali, per “una tragedia che ha colpito tutta la comunità, vicina ai familiari e agli amici di quattro giovani che erano riusciti a venire in Italia superando tanti pericoli e che con tanto sacrificio e con il loro lavoro si erano inseriti”.
Tre di loro vivevano da cinque anni nel centro Cas “Bambino Gesu'”, in territorio di Comiso. Marilena Massari che gestisce il centro piange mentre parla dei ragazzi. “Sono arrivati qui 5 anni fa, erano richiedenti asilo. Anche loro avevano attraversato il mare, erano stati sfiorati dalla morte – dice ad Agi Marilena Massari – e ora siamo come spezzati. Avevano sogni, progetti, volevano costruirsi un avvenire e invece… Per noi erano come figli”. Ciò che è accaduto ieri intorno alle 15 sulla strada provinciale 20 è in fase di accertamento da parte della Polizia stradale. L’auto sulla quale viaggiavano i 4 ragazzi si è scontrata con un furgoncino. Ferito – ma in modo non grave – il conducente del furgone e per i ragazzi dell’auto i soccorsi sono stati inutili.
“Momo veniva dal Gambia, aveva 24 anni, era riflessivo, era quotidianamente felice delle piccole conquiste che la vita gli offriva, la patente, l’automobile che lavava ogni domenica ascoltando musica napoletana, voleva continuare a studiare”, racconta con grande commozione Massari che fatica a parla; Lamin aveva 24 anni anche lui del Gambia, “era in bambinone volenteroso, un giocherellone”. Seidu 23 anni veniva invece dal Senegal, “amava scherzare ed era il golosone del gruppo”. Il quarto ragazzo “era un loro amico amico, qualche volta veniva anche a trovarli. Abitava a Comiso”.
Si attendono le determinazioni della procura di Ragusa, ci sono contatti con le famiglie dei ragazzi ed è probabile che le salme verranno rimpatriate. “Vorrei solo dire che questi ragazzi sono come figli nostri – conclude Marilena Massari che dirige il centro Cas che li ospitava – un giorno potrebbero essere i nostri figli a chiedere aiuto. Abbiamo il dovere di aiutarli. Abbiamo solamente dato loro fiducia, li abbiamo visti crescere, abbiamo respirato e gioito con loro, li abbiamo aiutati a credere nei loro sogni. Siamo stati famiglia ed ora siamo spezzati dal dolore”.
© Riproduzione riservata