Il Comitato per il No: “Il nostro cimitero convertito in business per una ditta piemontese”
di Redazione

Delia – “Il nostro piccolo cimitero è stato sventrato e convertito a luogo di speculazione economica. Non c’è più un cimitero in realtà, ma piuttosto un immenso forno crematorio che domina l’area e, poi, le tombe dei nostri congiunti da cui si assisterà al continuo ardere di corpi. Congiunti a cui – se mai ci fosse fatto dono di riabbracciarli – ci toccherebbe spiegare come un luogo sacro e di preghiera si sia potuto trasformare in un grande affare per una ditta piemontese, e quest’ultimo in un motivo d’orgoglio per il nostro sindaco”. Torna alla carica il comitato “No forno crematorio” a Delia. Più volte l’amministrazion locale ha ribattuto che l’opera porterà occupazione, assicurando che il progetto rispetta ogni vincolo ambientale, tuttavia i residenti contrari non questionano ta “sulla legalità degli atti, ma sull’opportunità che il forno crematorio fosse un’opera utile alla cittadinanza, se potesse soddisfare le richieste della comunità deliana e se fosse fortemente voluto da tutti” scrive l’associazione in un altro post dai toni molto duri, chiedendo al sindaco di indire una consultazione popolare (già respinta dal Comune).
“Sono stati ceduti, per 30 anni, 1200 metri quadrati del cimitero a 7.500 euro all’anno – denunciano gli oppositori -, smembrando un luogo di silenzio e preghiera per trasformarlo in un business per la ditta di Novara (Acquaviva srl, ndr) che realizzerà e gestirà l’opera”. La preoccupazione, quindi, è quella di una svalutazione, di un deprezzamento dell’area. A corredo delle accuse, sono piovuti su Facebook una serie di video. Il primo, girato martedì scorso dall’utente Ludovico Insalaco, riprende lo sttao dei lavori – partiti in autunno – da vicino, sulla strada provinciale, con i lavori partiti in autunno. Gli altri due sono stati diffusi online in questi giorni proprio dal Comitato, per mantenere alta l’attenzione su questa spina nel fianco del territorio nisseno. Le riprese dal drone dell’area del cantiere limitrofa al camposanto (come è logico che sia, per evitare doppi trasporti) montate con l’ansiogena colonna sonora di “Profondo rosso”. Infine la testimonianza di chi in questo momento si trova nella stessa situazione ma a Spino d’Adda, in provincia di Cremona, dove è appena stato approvato un impianto del genere.
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