Treviso - Trentatré anni di coma dopo un incidente sulla Feltrina a Pederobba che le aveva ucciso la figlia piccola. Luigina Brustolin è morta venerdì 7 febbraio in un letto di ospedale dopo aver trascorso buona parte della sua vita in una condizione di incoscienza. La donna il 23 maggio del 1992 era alla guida della sua Golf quando rimase coinvolta in uno spaventoso frontale con una Nissan Primera condotta da un quarantaseienne: dopo il ricovero a Feltre, era stata portata in elicottero a Treviso con un grave trauma cranico che le causò il coma irreversibile da cui non è mai uscita. La figlia Sara, che di lì a pochi giorni avrebbe compiuto due anni, era stata assistita da un automobilista che l’aveva portata in pronto soccorso a Pederobba: il suo cuore smise di battere il 29 giugno del 1992 nel reparto di rianimazione pediatrica a Treviso.
Adesso lo stesso destino è toccato alla sessantenne che dopo oltre trent’anni di assistenza domiciliare e al centro servizi Opere Pie Onigo di Pederobba, il primo febbraio era stata trasferita al San Camillo di Treviso, proprio nel giorno del sessantesimo compleanno. La famiglia, originaria di Colbertaldo di Vidor, in tutto questo tempo non ha mai lasciato sola Luigina, che è stata seguita in casa per diciassette anni prima del trasferimento in una struttura più idonea alle sue cure. Accanto a lei sono sempre rimasti il fratello Loris e la sorella Mara. Quando Luigina fu coinvolta nello schianto aveva appena 27 anni, si era sposata da qualche anno e lavorava al Calzaturificio Aifos di Colbertaldo come operaia addetta alla produzione di scarpe. Negli anni, amici e parenti sono andati costantemente a trovare la donna che raramente rispondeva agli stimoli, se non le volte che riusciva ad aprire e a chiudere gli occhi.
La dinamica esatta dello schianto non è mai stata chiarita, come sono sempre stati molti i dubbi sui veicoli coinvolti e su un presunto testimone che avrebbe assistito allo scontro ma che non si è fermato a prestare soccorso.