Una storia emblematica del caos che regna nella nostra sanità
di Redazione

Teramo – Una delle storie più emblematiche della disorganizzazione che impera nel sistema sanitario italiano, viene dall’Abruzzo, dove un 70enne di Silvi invalido totale, con seri problemi polmonari pregressi, si è messo diligentemente in auto isolamento quando ha scoperto che un suo amico aveva contratto il Covid-19. Una settimana dopo i primi sintomi per lui e la sorella, conviventi nella stessa casa. Chiamano il medico di famiglia chiedendo il tampone. Le condizioni peggiorano e non arriva nessuno.
Passano i giorni e gli anziani fanno altre inutili telefonate, anche “più volte al giorno ad Asl, medico e 118, senza risultato – racconta oggi al Messaggero il nipote, che ha chiesto di restare anonimo –. Il 31 ottobre abbiamo chiamato una clinica privata e al costo di 160 hanno fatto il tampone a domicilio», risultando entrambi positivi. La donna è peggiorata ed è stata ricoverata a Giulianova ma, visto che il fratello è ancora chiuso in casa in attesa del secondo tampone, “ci hanno chiamato sabato per avvisarci che non può tornare a casa ed è costretta ad occupare un letto in ospedale, che in questo momento potrebbe servire ad un altro paziente”. Oggi è pure il compleanno dello zio disabile, e lo sta “festeggiando” con questo post-it diffuso dal quotidiano. Vedremo se, dopo la denuncia sui media, si muoverà qualcuno.
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