Cronaca
|
12/04/2023 14:02

Un’altra neonata abbandonata a Milano, lasciata in ospedale

Come il piccolo Enea: la mamma ha partorito in un capannone e l'ha lasciata in ospedale

di Redazione

Un'altra neonata abbandonata a Milano, lasciata in ospedale
Un'altra neonata abbandonata a Milano, lasciata in ospedale

Milano – Un altro neonato abbandonato. Questa volta si tratta di una bimba appena data alla luce e lasciata in ospedale in modo che possa essere adottata. Il fatto è avvenuto a Milano al Buzzi. Una donna, senza fissa dimora, si è presentata accompagnata dai carabinieri, dopo aver partorito in un capannone una bimba poi affidata alle cure dei medici e sottoposta agli accertamenti di routine. Da quanto si è saputo in ambienti giudiziari, la madre non ha voluto fornire la sua identità e quindi ha abbandonato la struttura senza che nessuno la potesse trattenere. Del caso è stata informata la Procura.

Il caso è avvenuto a pochi giorni dall’abbandono di Enea, il piccolo lasciato a una settimana di vita dalla mamma nella Culla per la vita della clinica Mangiagalli. Erano passate da poco le 11.40 quando, il giorno di Pasqua, il bambino di pochi giorni è stato lasciato nella Culla per la Vita del Policlinico di Milano. Con lui una lettera della madre, in cui racconta che il bimbo «è super sano, tutti gli esami fatti in ospedale sono ok». Oltre a questo, la mamma ha lasciato per il suo piccolo parole di grande affetto. La mamma non si è firmata con il nome di battesimo né ha lasciato indizi in grado di identificarla. Da quando la Culla per la vita è stata attivata al Policlinico, nel 2007, è la terza volta che viene usata. 

Se da una parte la Culla per la vita è infatti l’argine a soluzioni terribili o estreme, dall’altra la legge permette il parto in ospedale in anonimato, con la possibilità di dare alla luce un bambino e non riconoscerlo. Facoltà di cui comunque si avvalgono non più di una manciata di donne per anno, dice Mosca, che invita a un momento di riflessione sulla scia del caso del piccolo Enea. Nella lettera della madre, per il professore, non si rintracciano infatti i sintomi di una sindrome da baby blues o di una depressione post partum: sembra piuttosto che la mamma, una volta partorito il bambino e tornata a casa, abbia avuto un momento di ripensamento, dettato dalla volontà – si evince dalle parole lasciate nella culla del suo bambino – di assicurare al piccolo un futuro migliore di quello che gli avrebbe potuto garantire lei stessa, pur con tutto l’amore di una mamma. «Una madre che abbandona il figlio per questo motivo – riflette Mosca – vive una difficoltà che non abbiamo colto e che, nella ricca Milano, dovrebbe fare riflettere tutti. La sua è una lettera lucida che esprime un disagio e una consapevolezza, quella di non poter offrire il meglio al proprio bambino». Per Enea, ora, sono pronti a dare il meglio in tanti: medici e infermieri fanno a gara nel coccolarlo, nel reparto di terapia intensiva neonatale della Mangiagalli, mentre decine di aspiranti genitori hanno scritto candidandosi per l’adozione del neonato abbandonato a Pasqua.