E nel comunicato le Madonie diventarono Madonne
di Redazione
Nell’autunno del 1991 quando era in platea a Samarcanda in staffetta col Costanzo Show, tanto urlò e strepitò che Michele Santoro gli porse il microfono. Al che, lui, aggiustata la cravatta, protestò che eran tutte «buffonate» e che era «in atto una volgare aggressione alla classe dirigente migliore della Dc in Sicilia» e che quello era un «giornalismo mafioso» che faceva «più male alla Sicilia che dieci anni di delitti». Davanti al televisore, ignaro della bruttissima fine che lo attendeva, sorrideva soddisfatto il massimo rappresentante di quella «classe dirigente migliore» isolana, Salvo Lima. Sul palco, attaccato direttamente, scuoteva sconfortato la testa Giovanni Falcone, che di lì a pochi mesi sarebbe stato assassinato. Fu quella sera che i telespettatori scoprirono Totò. E se tanti, al di qua dello Stretto, restarono sbalorditi da quel giovanotto paffutello che si assumeva l’onere di difendere l’indifendibile, tanti altri, di là dello Stretto, si ritrovarono in sintonia con quello sconosciuto in camicia che urlava in difesa dell’onore dei notabili siciliani vittime di «giudici corrotti» e di «un pentito volgare», cioè Tommaso Buscetta, «solo perché serve al Nord».
Fu quella sera che svoltò, la carriera politica di Salvatore Cuffaro da Raffadali, laureato in medicina, «dottore» all’ambulatorio dei ferrovieri, destinato a diventare in una manciata di anni l’uomo forte dell’isola. Una carriera rapidissima. Giocata tutta sulla straordinaria flessibilità che gli permise, nella legislatura più incerta, di restare assessore all’Agricoltura mentre si ripetevano i ribaltoni e prima governava la destra e poi la sinistra e poi ancora la destra. Lui ci rideva su: «Cuffaro viene dall’arabo: kufur. Vuol dire infedele». E precisava: «Solo che per loro significava colui che si era convertito al cristianesimo. E questo sono: un cristiano e un democristiano». Abbinamento perlui indissolubile. Al punto di sfidare le ironie altrui passando il giorno della vigilia delle ultime elezioni, invece che in una girandola di comizi, al santuario di Maria Santissima dei Miracoli di Collesano. O di offrire solennemente Trinacria alla «Bedda Madri». O di tirare in ballo la Madonna tante di quelle volte che un giorno i suoi 23 addetti stampa diramarono un «errata corrige» immortale: «Si rispedisce il comunicato sulla giunta di governo in quanto per un errore di battitura è stato scritto il “parco delle Madonne” al posto di “parco delle Madonie” ».
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