Ragusa - Da marchesi e servi, a baroni e farmacisti. Dai cortili e le cucine di Palazzo Chiaramonte, alle stanze della villa dei Crescimanno. Ma sempre di romanzo teatrale, psicologico e familiare tratta "Arrocco siciliano" (Baldini+Castoldi), il nuovo libro di Costanza DiQuattro a un anno da "Giuditta e il monsù", presentato anche quest'estate in numerose rassegne letterarie siciliane e proposto dal direttore di Rai3 Franco Di Mare al Premio Strega 2022 con la seguente motivazione: «Un romanzo corale e introspettivo che racconta di un amore impossibile in una Sicilia bruciata dal caldo e dalle passioni - la sua motivazione -. Decadenza e futuro si incontrano e scontrano nella verità di un libro tenero e crudele al contempo. È una fotografia non troppo ingiallita di una certa nobiltà siciliana, ancorata a rigide tradizioni e dilaniata da scomode verità. È una storia dentro la storia in cui l'amore diventa un pretesto capace di raccontare l'ineluttabilità del destino».
E sempre nell’intrigante e intricato mondo a cavallo tra 800 e 900, con personaggi ripescati dal passato e ridonati al presente, s’inserisce questa nuova opera. Protagonista Antonio Fusco, giovane farmacista napoletano "con la spocchia dei vincenti, la sufficienza degli arroganti e la flemma dei risoluti" che si trasferisce a Ibla via degli Incappucciati dopo la morte del compianto speziale cittadino, capace di curare corpo e spirito. Superata a fatica la diffidenza dei residenti, le vicissitudini del giovane dottore col vizio del gioco e del sesso - alle prese con strozzini e coniugi traditi - s'incrociano con quelle degli aristocratici Crescimanno: il figlio maggiore che dilapida all’azzardo l'eredità di famiglia; il minore malato, che passa i giorni giocando a scacchi in camera aspettando la morte, per cui il farmacista diventa qualcosa più che un alchimista e un confidente.