“L’Isola spettrale”: storie di spiriti e anime senza requie, vittime di delitti e vendette
di Redazione


Ragusa – Qualche storia di fantasmi l’ha raccontata anche il nostro Giuseppe Gaetano su Ragusanews: dalla dama inseguita dai cani al castello San Filippo, alla google-e-casa-stregata-in-italia-138588/”>Casina Russa stregata di Scicli; dai tormentati spettri delle chiese storiche del ragusano; fino all’ultimo, avvistato sotto forma di cameriere all’ex Pineta di Chiaramonte. Nella provincia iblea il soprannaturale avvolge anche il successo delle attività commerciali: dal ristorante Duomo di Ciccio Sultano nel cuore di Ibla, all’antica Dolceria Bonajuto di Modica. Non mancano miti e leggende a intridere di divino e sovrumano il territorio: lo sbarco di Ulisse sulle coste di Ispica; la misteriosa truvatura di Santa Maria dei Miracoli; la triste fine del bel pastore Dafni; o ancora l’invasione dei coccodrilli infilzati da San Giorgio. Il primo che abbiamo citato, la dama suicida, è raccontato nelle 188 pagine del libro “L’isola spettrale” insieme a molte altre storie di fantasmi siciliani.
Si tratta di un ghost tour della regione appena uscito in libreria per le edizioni Palindromo. Come una sorta di Virgilio, il saggista agrigentino Beniamino Biondi trasporta i lettori nell’esoterico regno ultraterreno degli spiriti nostrani. Del resto, la Sicilia ha talmente tanti luoghi abbandonati a se stessi – tra manieri, teatri, monasteri e palazzi nobiliari – che alla fantasia non manca certo materiale per esercitarsi. Destino simile alla labirintica torre di contrada Santa Rosalia – cioè a non trovare inquilini manco a pagarli – ha l’abitazione del Granella nella parte alta di Agrigento, al centro di una deliziosa novella pirandelliana, ancora elusa e sfitta per la sua fama di ostello ectoplasmatico. Ma è “infestata” anche la villa di Mondello, in viale Principe di Scalea 42: costruita nella frazione palermitana intorno al 1940, il suo passato rimane incerto e oscuro. Forse fu una casa di piacere, frequentata da soldati tedeschi trucidati una notte dagli americani, e le anime dei militari non hanno ancora trovato pace.
Al contrario, altre favelle dicono che furono i nazisti, ubriachi di vino, a fare strage di prostitute: pure loro vagano tra i ruderi, da qui la baldoria che si sentirebbe provenire in certe notti da quelle mura. Secondo altre memorie ancestrali, il fantasma della villa sarebbe in realtà quello di una ragazza colta dal padre in flagrante con un soldato americano e brutalmente uccisa: ogni tanto appare davanti alla porta, in attesa del suo amato. Mica finisce qui. C’è la baronessa di Carini, la cui impronta della mano insanguinata si manifesta ogni 4 dicembre su uno dei muri del castello cittadino. E che dire di Angelina Mioccio: innamorata di un cugino di basso rango ma destinata sposa a un ricco avvocato di 10 anni più vecchio di lei, la giovane si gettò disperata dal terzo piano del castello catanese di Leucatia. Ne imbalsamarono il corpo per preservarne la bellezza, ma non lo spirito angosciato che con le sue urla vaga tutt’oggi per le stanze.
Poi c’è Madonna Giselda, la castellana di Naro dalla chioma corvina e gli occhi azzurri che invece s’innamorò del proprio paggio Beltrando: il marito geloso uccise lo scudiero e lasciò morire la moglie in una cella. Anche lei nelle sere d’autunno si aggira in terrazzo, biancovestita, sperando d’incrociare il vecchio amore. Sono quasi tutte donne, vittime di violenti femminicidi, allora come ora. Una citazione infine per Gaetana de Ballis, moglie di Giuseppe Patè principe di Valdina, il cui unico figlio decise di farsi prete abbracciare la vita ecclesiastica. Nella notte del 19 febbraio c’è chi giura che il fantasma esca nel cortile del castello di Catalubo, nei pressi di Alcamo, per innaffiare le sue rose in giardino, su cui in vita aveva proiettato un sentimento materno frustrato.
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