E' stato l'artefice della fondazione della città di Santa Croce e il grande protagonista della politica dei conti di Modica alla fine del Cinquecento
di Francesco Pellegrino


Alcuni anni fa, era stato ritrovato il testamento di Giovan Battista Celestre, ora è stato ritrovato il suo atto di morte.
Un fatto di un’importanza eccezionale per la Sicilia sudorientale non solo dal punto di vista storico ma anche umano, se si pensa che Giovan Battista Celestre, uomo di legge e Reggente del Consiglio d’Italia, non solo è stato il vero artefice della fondazione della città di Santa Croce bensì è stato il grande protagonista della politica dei conti di Modica alla fine del Cinquecento e nelle prime decadi del Seicento.
La sua grande vicinanza alla contessa di Modica, Vittoria Colonna, felicemente condivisa con l’altro grande geniale uomo di legge, il notaio sciclitano Antonio Frasca, ispiratore della più dotta scuola del notariato di Madrid, ancora “villa y corte”, ebbe come grande risultato la nascita della città di Vittoria, una sfida economico-culturale condotta in un Regno come quello di Sicilia dilaniato da forti tensioni, nel quale la Contea di Modica si situava come territorio di confine.
La perdurante lontananza del feudatario, il conte di Modica, ufficialmente residente a Medina de Ríoseco o a Valladolid o a Madrid, assenza imperdonabile allegramente tollerata se non incoraggiata da un ceto medio di terraggeri, farà sviluppare nella contea una ricca borghesia, ingrassata dalle continue ruberie ai danni del padrone. Avrà come fine ultimo la frantumazione del territorio comitale e dell’autorità dello stesso feudatario, messa in discussione non solo dai terraggeri ma anche dal banditismo locale che trovava nei boschi del Dirillo il luogo ideale per imboscarsi e proliferare.
La nascita della città di Vittoria, caldamente suggerita a Vittoria Colonna da Giambattista Celestre, la cui firma appare tra quelle che ne autorizzano la fondazione, fu l’obiettivo più importante della prima amministrazione di Vittoria Colonna, ormai vedova, come curatrice degli interessi del giovanissimo figlio Juan Alfonso, erede non solo delle fortune e dei numerosi titoli di famiglia posseduti dal padre Luigi III Enríquez de Cabrera, ma anche di molti contenziosi, di parecchi debiti, di un numero imprecisato di forti tensioni tutte rivolte a disgregare l’unità di una contea che nel panorama siciliano era stata da secoli percepita come eretica.
È innegabile l’importanza, dunque, di una simile scoperta.
Giovan Battista Celestre appartiene alla storia della Contea di Modica e come tale al suo patrimonio socio culturale irrinunciabile.
Per anni, dopo il ritrovamento del suo testamento tra i fondi dell’Archivio di Stato dei Protocolli della Comunità di Madrid a Madrid, ho cercato instancabilmente il suo ultimo “paraje” cioè il luogo della sua sepoltura.
La scorsa estate feci il punto su alcune probabili piste di ricerca che mi indussero a setacciare -è il termine giusto!- parrocchie della vecchia Madrid e protocolli notarili contemporanei del suo decesso avvenuto a Madrid l’11 aprile 1615.
Avevo rintracciato alcuni atti di locazione che indiscutibilmente mi indirizzavano verso un probabile domicilio nella capitale spagnola prossimo al vecchio “alcazar”, il Palazzo Reale.
Erano purtroppo solo indizi e per giunta poco rilevanti.
In quest’ultimo soggiorno madrileno mi rivolsi ad alcune persone di sicura esperienza e insieme con queste compilai una vera e propria scaletta per la consultazione sistematica di vari archivi parrocchiali dell’epoca fortunatamente scampati al furore iconoclasta della Guerra civile spagnola.
Quando ormai disperavo, finalmente quella partita tanto cercata da anni appariva ai miei occhi increduli una mattina di questo maggio caldissimo 2022 nella sacrestia di una delle chiese più importanti e storiche del centro di Madrid, la chiesa di san Giacomo Matamoros che tante volte avevo visitato e frequentato.
La partita non era tra quelle comprese nei suoi libri parrocchiali ma nelle altre della demolita chiesa di san Giovanni Battista, la stessa nella quale era stato tumulato il grande pittore Velasquez.
Era normale che entrambi, Velasquez e Celestre, importanti funzionari di Corte, condividessero la stessa parrocchia, anche se in epoche leggermente diverse, essendo questa tra le più vicine al vecchio “alcazar”.
Nell’atto di morte è indicato il Collegio Imperiale dei gesuiti come luogo di sepoltura del Celestre.
Il Collegio a Madrid dista circa cinquecento metri dal luogo nel quale sorgeva la parrocchia di san Giovanni Batista. Ancora oggi è frequentato da numerosissimi studenti e in esso appresero i primi rudimenti di grammatica personaggi del calibro di Lope de Vega, grande protagonista del Siglo de oro spagnolo.
Grazie a un importante studio compiuto agli inizi degli anni Cinquanta del secolo scorso da José Simone Diaz sappiamo che annessa al Collegio era la chiesa dei santi apostoli Pietro e Paolo. In questo tempio fu sepolto il Nostro Giovan Battista Celestre. Lo stesso nel quale fu inumato temporaneamente Carlo D’Aragona, duca di Terranoca e principe di Castelvetrano, viceré e presidente del Regno di Sicilia, il Magnus Siculus come lo aveva battezzato il cardinale Granvelle, morto a Madrid nel 1599.
Il Celestre e il notaio Antonio Frasca avevano raccolto le ultime volontà di D’Aragona e lo avevano assistito nel momento supremo e delicato del trapasso.
Il Collegio dei Gesuiti era stato costruito a metà Cinquecento grazie all’intervento di un veterano delle guerre d’Italia, Alonso Hernández, il quale si era adoperato per rintracciare immobili nello stesso sito dove ora sorge, allo scopo di disporre di una vasta area nella quale poter ubicare l’importante istituzione.
Con certezza molto contribuì alla realizzazione del progetto l’apporto di generose elemosine tra le quali quelle dell’imperatrice Maria d’Austria, ritiratasi a vita contemplativa nel convento delle Descalzas Reales di Madrid.
È noto il grande vincolo di Vittoria Colonna nei confronti della Compagnia di Gesù. I capitoli matrimoniali firmati in qualità di tutrice del giovanissimo figlio Juan Alfonso con Luisa de Sandoval, nipote del Duca di Lerma, questi a sua volta nipote di Francesco Borgia, uno dei primi prefetti poi canonizzato santo, inserivano la famiglia Enríquez de Cabrera nel cuore più intimo della Compagnia.
Vittoria Colonna, infatti, aveva chiamato i gesuiti a Modica e caldeggiato la fondazione di un’altra casa a Scicli per la quale lascerà al figlio erede un cospicuo legato nel suo testamento.
È davvero interessante l’aspetto storico che lega personaggi della Contea di Modica, o comunque vicini alla Contea, ai primi passi della Compagnia di Gesù in Sicilia. Un legame ancora poco indagato che varrebbe la pena di approfondire.
Do qui di seguito la trascrizione dell’atto di morte di Giovan Battista Celestre:
Archivo Parroquial Parroquia Santiago y san Juan Bauptista Madrid
Libro 2 Difuntos, pág. 79 – Parroquia san Juan Bauptista- Entierros desde 1590 asta el año 1641.
– El marqués de S/ta Cruz.
Sabado en onze de abril murió el Marqués de Santa Cruz Juan Bauptista Celestre Regente de Italia de edad de setenta años poco mas o menos.
Enterrose en el Collegio de la Compañia de Jesus. Recibió todos los sacramentos. Hizo testamento ante Christoval de Agramonte escrivano Real.
Fue su testamentario su hijo don Pedro Celestre del abito de Santiago.
Mandó dozientas missas rezadas.
Crediti
Archivo Parroquial Santiago y san Juan Bauptista de Madrid
Ortega Vidal J, E.T.S. de Arquitectura de Madrid, Marín Perellón F. J., Ayuntamiento de Madrid, La conformación del Colegio Imperial de Madrid (1560-1767)
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