Cultura Scicli

Miguel de Cervantes e Scicli

Scicli, o meglio Xicle, il suo antico nome, nella seconda metà del Cinquecento fu una delle cinque piazze d’arme siciliane

https://www.ragusanews.com/immagini_articoli/18-02-2023/miguel-de-cervantes-e-scicli-500.jpg Miguel de Cervantes e Scicli


 Scicli - Potrebbe essere un bluff ma potrebbe invece diventare la scoperta del secolo.

A breve darò alle stampe l’ultimo volume di una trilogia sulla Sergenzia maggiore di Scicli.

Fra le numerose appendici e documenti a corredo, il terzo volume contiene anche un cospicuo elenco di battezzati in Santa Maria la Piazza, l’antica Parrocchiale della città di Scicli, che copre il periodo compreso tra il 1600 e il 1618.

Scicli, o meglio Xicle, il suo antico nome, nella seconda metà del Cinquecento fu una delle cinque piazze d’arme siciliane. Un luogo nel quale confluirono quasi tutti gli squadroni di cavalleria e di fanteria spagnoli dell’Isola al comando di importanti sergenti e capitani. Per la sua posizione strategica e la vicinanza alle coste africane e maltesi, il presidio militare sciclitano fu da sempre considerato uno dei più esposti ai pericoli di un’invasione turca.

È noto che i Sergenti maggiori delle Sergenzie siciliane erano di nomina regia e quasi tutti provenivano dalla Spagna insieme ai soldati che facevano parte dei vari “tercios” (reggimenti).

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La carriera militare era il mezzo più facile a quei tempi per fare fortuna e ascendere in una scala sociale ben blindata dall’aristocrazia e dal clero.

Succedeva spesso che, arrivati in Sicilia, questi soldati convolassero a nozze con ricche ereditiere locali ponendo le radici di una nuova famiglia siculo-ispanica destinata a costituire non solo lo zoccolo duro della presenza spagnola nell’Isola ma anche garanzia e fedeltà per la Corona.

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Ma torniamo a Miguel de Cervantes e alla sua famiglia.

Miguel è il quarto di sette figli.

Il padre, Rodrigo, figlio del “licenziado” Juan che fu un avvocato e un familiare del Santo Oficio di origine gallega trasferitosi a Cordova, aveva sposato Leonor de Cortinas. Nel 1547 Rodrigo si era stabilito dalle parti di Alcalá de Henares esercitando con scarsa fortuna la professione medica. Ad Alcalá Miguel nacque e fu battezzato.

Rodrigo non perdonò mai al padre Juan lo scarso interesse per il suo futuro, forse per questo impose solo all’ultimo figlio il suo nome.

Andrés, Andrea (in castigliano è femminile di Andrés), Luisa furono figli nati dal matrimonio con Leonor. Rodrigo e Maddalena furono altri figli della coppia nati dopo Miguel e, per ultimo come sopra affermato, Juan (1555) del cui destino nessuno parla e molti biografi cervantini, in assenza di valide testimonianze, si sono chiesti sempre che fine avesse fatto. Si sa della sua esistenza solo perché figura nel testamento del padre.

Nonostante il cognome della madre fosse “de Cortinas”, Miguel al ritorno dalla cattività di Algeri aggiungeva al cognome paterno “Cervantes” l’altro di “Saavedra” sostituendolo a quello della madre, forse per rivendicare un’appartenenza a una parentela più altolocata.

Sia Miguel sia il fratello Rodrigo si arruolarono nel “tercio” spagnolo e vennero a combattere in Italia sperando in una brillante carriera militare.

Miguel partecipò anche alla battaglia di Lepanto nella quale, nonostante fosse febbricitante, si coprì di gloria.

Colpito al braccio da un colpo di archibugio non riacquistò mai più l’uso della mano sinistra che, contrariamente a certa vulgata, non gli fu amputata nell’ospedale degli spagnoli di Messina ma curata.

Niente di strano che lo stesso Miguel de Cervantes si fosse spinto, in un viaggio al seguito dei battaglioni spagnoli, fin nelle nostre zone, nel desolato meridione siciliano. Si era arruolato, infatti, come “soldado aventajado” nella Compagnia di Ponce de León che faceva parte del “tercio” di don Lope de Figueroa che don Juan de Austria, fratellastro di Filippo II, aveva lasciato a guarnigione della Sicilia dopo il 1571, a carico del Parlamento siciliano, suscitando le lamentele di Carlo d’Aragona in una sua lettera al re del 1574.  Più tardi, nel 1578, nella Riforma della Milizia di Carlo d’Aragona, proprio la compagnia di don Manuel Ponce de León era stata distaccata stabilmente a Siracusa per la difesa della città ma lo scrittore non era più in Sicilia.

In una galea armata da Carlo d’Aragona, Duca di Terranova, durante il viaggio (1575) verso la Spagna Miguel e il fratello Rodrigo, infatti, erano stati entrambi catturati dai pirati barbareschi e condotti in regime di schiavitù ad Algeri. In prigione lo scrittore conobbe il poeta monrealese Antonio Veneziano, anche lui rapito in attesa di riscatto. Per Veneziano Cervantes manifestò una grande stima e un’ammirazione sconfinata. Gli dedicherà un’epistola in dodici ottave e lo ricorderà in qualcuna delle sue opere.

Tra i sergenti maggiori che si avvicendarono al comando della Sergenzia sciclitana troviamo proprio un Juan de Saavedra, figlio di un “oidor”, un uditore giudiziario cioè, presso la Real Cancelleria di Valladolid e nipote di un membro del Consiglio delle Indie. La sua presenza a Scicli è registrata intorno agli anni Trenta del Seicento. Ma già Miguel de Cervantes per quella data era morto. Il 22 aprile 1616, assistito da pochissimi familiari e quasi in uno stato di indigenza, era spirato nella casa di via del León nel quartiere “de las letras” di Madrid ed era stato sepolto con indosso un saio francescano a spese dei frati minori nel convento delle suore Trinitarie scalze, non molto lontano dalla sua abitazione.

Tuttavia non possiamo tacere proprio il fatto che la famiglia Cervantes abitasse a Valladolid a più riprese, anche nei primissimi anni del Seicento, e solo si fosse poi trasferita a Madrid quando la Corte aveva abbandonato Valladolid per ritornare nella sua precedente capitale. A Valladolid, era noto, le sorelle intrattenevano equivoche relazioni con militari in vista e personaggi altolocati al punto tale da suscitare in città un grande chiacchiericcio.

Tutto questo sarebbe perfettamente acquisito e ormai parte della biografia ufficiale dello scrittore se, esaminando con molta attenzione il libro dei battesimi di S. Maria la Piazza di Scicli, non avessi subito notato uno strano atto:

- 13.3.1600 io don Abbatista d’Erizzi ho battezzato lo figlio di Jo: de Servartes, soldato spagnolo, nomine Joseph Agustino, la matri Angila, lo qompari sargenti Sanches, la qomari la Cannata

nel quale “ de Servartes” è chiaramente la storpiatura di “de Cervantes”.

Il fatto stesso che a tenere a battesimo il bimbo sia stato proprio il sergente del battaglione del quale il soldato spagnolo faceva parte la dice lunga sull’identità dell’arruolato, un militare di professione che il sergente perfettamente conosceva e stimava.

Un secolo più tardi un Francesco Sanchez è ancora sergente maggiore della Sergenzia di Taormina ad attestare una lunga tradizione familiare della famiglia Sanchez coniugata con una secolare permanenza nell’isola.

Uno dei due nomi imposti al bambino era quello del padrino come usava allora.

Se quest’atto si potesse seriamente mettere in relazione con la famiglia del grande scrittore spagnolo, una parte della biografia cervantina sarebbe stravolta e in esso si potrebbero identificare le ragioni dell’inspiegabile mistero che ancora avvolge la figura dell’ultimo Cervantes.

Pensare, poi, che qualcuno, così prossimo al grande scrittore, abbia potuto fare famiglia a Scicli e, per un tempo, dimorarvi, sicuramente ha dello straordinario e dell’incredibile.

CREDITI

Archivio della Chiesa di S. Maria la Piazza Scicli

Archivio di Stato di Ragusa, sez. di Modica

Archivo General de Simancas

Comune di Monreale, voce Antonio Veneziano

www.comune.monreale.pa.it

Felis C., Las sombras de la familia Cervantes, saggio apparso su El Mundo il 31.1.2015 nella rubrica Investigación

Galán Galán P., Visita del comisionado Miguel de Cervantes, Blogspot. com, 30.5.2018

Real Academia de la Historia, voce a cura di Martín de Riquer Morera

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