“Napoli a Parigi. Il Louvre invita il Museo di Capodimonte”.
di Antonio Romano

Parigi – Nei primi anni del Settecento Stendhal scriveva “in Europa ci sono due capitali, Parigi e Napoli”. Partendo proprio da questa citazione, proviamo a presentare e comprendere la mostra “Napoli a Parigi. Il Louvre invita il Museo di Capodimonte”, inaugurata il 7 giugno 2023 e che durerà per sei mesi fino al 8 gennaio 2024. Un evento culturale sontuoso e unico, senza precedenti, una grande mostra in cui, per la prima volta in assoluto nella storia delle esposizioni, un grande museo ospita e celebra non un singolo maestro, né un movimento artistico, bensì un altro grande museo, una parte significativa della sua pregevole collezione.
Ciò che giustifica ideologicamente questo evento è il voler evidenziare le relazioni culturali tra due nazioni, ma soprattutto il connubio tra due città decisamente legate da profonde radici comuni nella storia passata: non dimentichiamo che a partire dal Seicento Parigi e Napoli, in seguito anche Londra, oltre ad essere le città più popolose d’Europa, sono state delle grandi capitali culturalmente dinamiche, capaci di influenzare l’intero continente. Risulta significativo considerare anche come il presidente francese Emmanuel Macron, presente all’inaugurazione della mostra insieme al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, sia un appassionato della cultura napoletana, in particolar modo grande estimatore del teatro di Eduardo De Filippo. Inoltre, questo evento è stato voluto in primis da Sylvain Bellenger, direttore del Museo Nazionale e Real Bosco di Capodimonte, forse perché di nazionalità francese, ma anche per aver portato avanti nel corso del suo mandato relazioni culturali significative tra le due metropoli: penso alla mostra “Picasso e Napoli: Parade” nel 2017, quando il museo partenopeo ospitò Parade, la più grande opera del maestro spagnolo, proveniente dalla collezione del Centre Georges Pompidou di Parigi. Insomma i contatti non sono mancati e poi le due sedi museali sono accomunate dal fatto che entrambe furono concepite come residenze reali, in seguito furono trasformate in musei per custodire le ricche collezioni ereditate da importanti sovrani, che si sono succeduti e hanno fatto dell’arte motivo di autocelebrazione.
La mostra parigina nasce da un’esigenza che viene trasformata in grande opportunità poiché, a causa dei lavori di ristrutturazione e di adeguamento della reggia borbonica, una parte della sua collezione non sarebbe stata fruibile al visitatore, dunque l’idea di esporre diverse sue opere al Louvre per ottenere una visibilità internazionale che il museo partenopeo merita.
Capodimonte, una delle più importanti pinacoteche d’Europa, è l’unico museo ad avere una collezione che comprende opere che vanno dal XII secolo fino all’arte contemporanea senza soluzione di continuità, dalle arti decorative alle installazioni ambientali, inoltre il gabinetto dei disegni e delle stampe è il secondo in Italia per numero di pezzi.
L’ingente e generoso prestito, esposto a Parigi, vanta circa una settantina di opere che comprendono almeno 33 dipinti e alcuni disegni autografi dei maggiori protagonisti della pittura italiana. Considerando soltanto i nomi più blasonati, potremmo partire cronologicamente dalla Crocifissione di Masaccio, grande assente nelle collezioni del Louvre, seguono la scuola veneziana rappresentata da Giovanni Bellini e da Tiziano, oltre ai due cartoni di Michelangelo e di Raffaello, grandi maestri del Rinascimento maturo. Si prosegue con la pittura manierista di Parmigianino fino ad arrivare ai dipinti del Seicento con Caravaggio, Artemisia Gentileschi, i Carracci e Guido Reni, approdando definitivamente alla scuola post-caravaggesca napoletana, poco rappresentata nel museo parigino, con artisti del calibro di Jusepe de Ribera, Mattia Preti e Luca Giordano. Il profilo è di altissimo livello, non manca davvero nulla, anche perché queste opere sono esposte accanto ai dipinti del Louvre sia per avere una visione completa della pittura italiana dal XV al XVII secolo, sia per avviare un dialogo stimolante tra le due collezioni, al fine di una rilettura delle stesse attraverso nuove riflessioni e spunti critici.
In ultimo, in questa grande esposizione sono presenti anche raffinati oggetti d’arte delle collezioni dei Farnese e dei Borbone, il tutto incorniciato da un ricco programma di musica, cinema, teatro e spettacoli che esaltano la cultura napoletana, portando l’anima della sirena Partenope nel cuore della Francia.
Purtroppo per sei mesi il museo di Capodimonte resterà monco di una parte significativa della sua collezione, ma non sarà un grosso problema, anzi un’ulteriore occasione, poiché i dipinti in prestito saranno rimpiazzati da altre interessanti opere custodite nei suoi depositi; l’intera raccolta comprende circa 49.000 pezzi, solitamente non tutti esposti per ovvi motivi di spazio. Allo stesso tempo, nella capitale francese il museo napoletano disporrà di una vetrina privilegiata per un pubblico internazionale e magari nel 2025, quando termineranno i lavori di ristrutturazione, Napoli ospiterà Parigi e allora, probabilmente, potremmo vedere alcuni capolavori assoluti del Louvre nella città partenopea; già nel 2006, il celebre ritratto di Baldassarre Castiglione di Raffaello, conservato al museo parigino, venne dato in prestito per la prima volta in Italia proprio a Capodimonte per la mostra “Tiziano e il ritratto di corte”.
Se queste sono le aspettative, allora sarà una ghiotta occasione per tutti gli italiani, perché basterà recarsi nell’immensa capitale mediterranea, come la definì Roberto Longhi, per godere delle opere francesi, ma soprattutto scoprire il suo grande patrimonio culturale.
Napoli ritrova una posizione di centralità sulla scena europea vivendo una sorta di rinascita culturale e turistica, modello di riscatto per tutto il Meridione, enorme giacimento culturale da raccontare e divulgare al mondo intero.
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