Pompei - Appare come un murale titanico. Una sequenza di figure intere, di dimensioni naturali, che festeggiano il dio Dioniso. Baccanti e satiri che danzano e piroettano, amoreggiano e banchettano, ma soprattutto cacciano con efferatezza e si inebriano di vino, fino ad affrontare rituali di iniziazione ai culti misterici di Dioniso. Uno spettacolo mozzafiato di colori vividi che sembrano appena creati dalla tavolozza di un pittore contemporaneo. Pompei torna a stupire (e ad incantare) con un grande affresco, una “megalografia” (termine tecnico per oindicare un ciclo di pitture a grandi figure) a tema dionisiaco "festante". E' la nuova scoperta riaffiorata a conclusione degli scavi e della messa in sicurezza dell’insula 10, incastonata nella cosiddetta Regio IX. Il grande affresco, che riveste le pareti del cotile porticato di una domus, è stato presentato dal direttore del parco Gabriel Zuchtriegel insieme al Ministro della Cultura Alessandro Giuli. Siamo di fronte ad una grande, lussuosa, sala per banchetti, che torna ad echeggiare, con le sue decorazioni, la suggestione dei misteri di Dioniso.
«Siamo di fronte ad un corteo di Dioniso, dio del vino», racconta Zuchtriegel. I dettagli della rappresentazione sono anche cruenti, con il preciso obiettivo di evocare l'euforia estrema e selvatica delle feste in onore del dio del vino. Violenza e festa, caccia e lussuria. Ecco le baccanti rappresentate come danzatrici, ma anche come cacciatrici feroci, con un capretto sgozzato sulle spalle o con una spada e le interiora di un animale nelle mani. Spiccano giovani satiri con le orecchie appuntite che suonano il doppio flauto, mentre un altro compie un sacrificio di vino (libagione) in stile acrobatico, versando dietro le proprie spalle un getto di vino da un corno (usato per bere) in una patera (coppa bassa). Ed ecco, ancora, al centro della composizione, una donna con un vecchio sileno che impugna una torcia: si tratta di una inizianda, vale a dire una donna mortale che, tramite un rituale notturno, sta per essere iniziata nei misteri di Dioniso, il dio che muore e rinasce, promettendo altrettanto ai suoi seguaci.
Un dettaglio curioso consiste nel fatto che tutte le figure del fregio sono rappresentate su piedistalli, come se fossero delle statue, mentre al tempo stesso movimenti, carnagione e vestiti le fanno apparire molto vive. Gli archeologi hanno battezzato la dimora con il fregio “casa del Tiaso”, con riferimento al corteo di Dioniso. La datazione dell'opera è un altro aspetto particolare. «Il fregio scoperto a Pompei - spiegano gli archeologi - è attribuibile al II Stile della pittura pompeiana, che risale al I sec. a.C. Più precisamente, il fregio può essere datato agli anni 40-30 a.C. Questo significa che nel momento dell’eruzione del Vesuvio, che seppellì Pompei nel 79 d.C. sotto lapilli e ceneri, il fregio dionisiaco era già vecchio di circa un secolo».
«La caccia delle baccanti di Dioniso – spiega Gabriel Zuchtriegel – a partire dalle ‘Baccanti’ di Euripide del 405 a.C., una delle più amate tragedie dell’antichità, diventa una metafora per una vita sfrenata, estatica, che mira a ‘qualcosa di diverso, di grande e di visibile’, come dice il coro nel testo di Euripide. La baccante esprimeva per gli antichi il lato selvaggio e indomabile della donna; la donna che abbandona i figli, la casa e la città, che esce dall’ordine maschile, per danzare libera, andare a caccia e mangiare carne cruda nelle montagne e nei boschi; insomma, l’opposto della donna ‘carina’, che emula Venere, dea dell’amore e delle nozze, la donna che si guarda nello specchio, che si ‘fa bella’. Sia il fregio della casa del Tiaso sia quello dei Misteri mostrano la donna come sospesa, come oscillante tra questi due estremi, due modalità dell’essere femminile a quei tempi. Sono affreschi con un significato profondamente religioso, che però qui avevano la funzione di adornare spazi per banchetti e feste… un po’ come quando troviamo una copia della Creazione di Adamo di Michelangelo su una parete di un ristorante italiano a New York, per creare un po’ di atmosfera».
L'ambiente del Tiaso dionisiaco sarà visibile per il pubblico fin da subito nell’ambito delle visite al cantiere, già avviate dall’inizio dello scavo per i vari ambienti via via indagati. Tutti i giorni dal lunedì al venerdì alle ore 11 – previa prenotazione al numero 327 2716666 - sarà possibile accedere in due gruppi da 15 persone, accompagnati dal personale di cantiere che illustrerà i principali rinvenimenti e ambienti emersi e la metodologia di scavo. Per accedere alle visite sarà necessario munirsi del regolare biglietto di ingresso al parco archeologico.