Cultura
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16/07/2022 10:05

Racconto. Un’ultima opportunità

Anche le donne hanno diritto ad amare

di Un Uomo Libero.

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Racconto
Racconto

Scicli – Lei lo vide arrivare dal balcone del salone che guardava alla piazza.

Incedeva con passo pesante e meditato lungo il Corso, puntuale come non mai a quello strano appuntamento.

Procedeva spedito nonostante il peso degli anni. Non appariva un uomo trascurato, anzi! La sua statura corpulenta, i capelli brizzolati lo facevano distinguere fra la folla dei passanti come il bell’uomo di sempre.

Lei non ebbe alcuna incertezza nel riconoscerlo. Lo aspettò stoicamente come si aspetta una morte annunciata.
In effetti, quella visita era stata annunciata. I figli avevano voluto quell’incontro, quel chiarimento destinato –speravano – a una riappacificazione.

Squillò il campanello. Ninetta, la serva, aprì il portone per far entrare con lui la speranza di un futuro diverso. Lo accompagnò per i salotti del palazzo che per anni era stato la sua casa.
Cavaleri… – seppe solo mormorare la donna. Forse voleva essere un saluto che accompagnò, poi, col gesto sapiente della mano, indicando la strada.
Lui si accomodò in una poltroncina di velluto rosso con frange nel salottino dei fumatori.

Lei apparve.
O meglio, si materializzò come un ectoplasma dalla porticina che dava in un passaggio segreto.

I capelli grigi raccolti sulla nuca, un abito scuro di seta lungo stretto alla vita con un plissé sul petto e un cammeo al collo sostenuto da un cordoncino nero.

Lui la osservò estatico. Con occhi nuovi. Come se il tempo l’avesse resa più bella.
– Come stai? – Le sussurrò.

Lei finalmente lo guardò con occhi grandi curiosi.
– Bene. – Rispose con un filo di voce.
-I ragazzi ti hanno detto delle mie intenzioni?-
Lei non rispose.

-Ti trovo ancora affascinante e bella. – Continuò lui, tradendo un certo imbarazzo. – Dopotutto sei stata mia moglie, la madre dei miei figli, dovresti essere contenta se tuo marito ritorna, ravveduto, animato dai migliori propositi. –
Lei taceva, la mano appoggiata al pianoforte, in piedi, piantata come una colonna.
Lui cominciò a spazientirsi.

-Vedo che non sei tanto cambiata. Mi soffocavi la vita con i tuoi silenzi e ancora lo fai. Forse è stato questo tuo carattere ad allontanarmi, non ti sei mai chiesta la ragione della mia disaffezione?-

Lei finalmente si mosse e si adagiò con cura su una poltrona dirimpettaia.
– Perché avrei dovuto chiedermelo? – Rispose.
– Una moglie deve sempre capire come piacere al suo uomo. – Obiettò.
– Dici? – Domandò lei.

-Si. – Affermò lui con un tono rabbioso nella voce. – Non ho sposato una donna, io, ma un manichino, un’ombra sfuggente che spesso appagava i desideri solo per dimostrare di essere viva.

Non potevo sottrarmi, così indifeso e assetato d’amore nel vigore degli anni, al fascino di qualcuna che giura d’amarti, che ti fa sentire l’uomo giusto, che vuole le tue carezze e usa il tuo corpo come un’autentica amante. Che cosa potevo fare io contro la tua frigidità e il calore delle altre? È stata una colpa tua non mia, tu mi hai spinto fra le loro braccia. Tu, l’unica vera colpevole del fallimento del nostro rapporto.-
– Perché dopo tanto tempo sei ancora qui a chiedere la mia mano? – Domandò lei con freddezza. – Che cosa ti ha spinto a farlo?-

– I figli che mi hai dato. L’unico vero motivo per mendicare un affetto che non voglio godere a metà. Il pensiero di dividerlo con te, estranea e lontana, m’inquieta e m’infuria.-

-Sei stato cresciuto come un piccolo despota e hai sempre creduto di possedere il mondo, ma i sentimenti e il cuore degli uomini non si possiedono mai e anche quando si conquistano bisogna tenerli legati ogni attimo a sé con gesti opportuni.-

– Sapessi quanto li ho amati e li amo, i nostri figli!- Proruppe in una confessione sincera.

– No. – Lo corresse con calma lei. – Il tuo non è stato amore ma solo puro egoismo. Non li avresti abbandonati correndo dietro una, dieci, cento, mille sottane sconosciute, perdendo al gioco cospicui patrimoni ereditati, dilapidando i tuoi e anche i miei averi, se mio padre non avesse provveduto in tempo a salvarli. E grazie a essi io ho cresciuto i tuoi figli, che tanto amavi, ho vissuto in una vedovanza forzata, ho campato di ricordi, degli attimi iniziali del mio amore per te, ingenuo se vuoi, e anche inesperto, lo ammetto, ma sincero e devoto. Io ho sposato un uomo che pensavo diverso, che mi ero costruito nella mente con la forza della fantasia. Un cavaliere errante, un eroe romantico che solo abita le letture e i sogni. Più tardi, al risveglio, scoprii la tua vera identità. I creditori alla porta, la vergogna dei pignoramenti, le tresche e le imboscate che nulla avevano a che fare con quell’animo gentile che la cecità di una passione indotta vagheggiava.-

-Torniamo ancora insieme. – La interruppe brusco.
Lei scoppiò in un’isterica risata.
– E perché? – Chiese guardandolo con aria di sfida. – In questa lunga assenza anch’io ho ripreso in mano la mia vita. Non ti credere!-
– Che significa? – La incalzò curioso e indispettito. -Vorresti confessare di avere un amante? Non ti crederei mai! – Concluse.

– E invece sì. – Rispose lei. -Anche le donne hanno diritto ad amare. L’amore non è solo una prerogativa maschile.-
– Dimmi il nome, se esiste. – Sbottò furioso.
-Non saprai mai il suo nome perché io amo quell’uomo e non lo voglio perdere.-
-Diamoci un’ultima opportunità. Lo vogliono i figli.- Tornò a supplicarla.

-Ah!Ah!Ah! Un’ultima opportunità? E perché mai, per dissipare il poco che è rimasto? Io non ho l’indulgenza e la pazienza di Franca Florio che per amore perdonava ogni volta i tradimenti del marito. – Chiamò a gran voce la cameriera che venne subito. – Ninetta, accompagna o cavaleri alla porta, i figli prodighi sono solo credibili nelle parabole.- E alzandosi commentò con un gesto eloquente della mano le sue parole per licenziarlo.

Lui, furiosissimo, quasi scappò per i saloni verso l’uscita.
Tanti erano stati gli uomini che lei aveva amato col pensiero nella sua monacale solitudine confortata dalla potenza evocatrice della musica ma di uno solo, nella realtà, ricordava ancora parole e baci. Era uscito per sempre dalla sua vita in quel preciso istante.

Accarezzò il pianoforte mentre le lacrime le irrigavano le guance. Si sedette alla tastiera e attaccò la splendida habanera di Halffter, il pezzo che aveva suonato per lui la prima volta che lo aveva conosciuto e con il quale lo aveva conquistato.

Fuori una gradevole brezza serale proveniente dal mare già raffreddava le basole del Corso rese ardenti dalla canicola estiva.

© Tutti i diritti riservati all’Autore. Ogni riferimento a personaggi reali è puramente casuale. Divieto di riproduzione anche parziale del racconto.