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Scicli e la devozione mariana all’Annunziata

La chiesa dell’Annunziata, retta dai padri carmelitani, sorgeva pressappoco dove oggi sorge il tempio dedicato alla Madonna del Carmine

https://immagini.ragusanews.com//immagini_articoli/06-05-2022/scicli-e-la-devozione-mariana-all-annunziata-500.jpg Scicli e la devozione mariana all’Annunziata


 Scicli - Contrariamente a quanto si possa credere, la vera grande antica devozione della città nel Cinquecento non è stata quella alla Vergine Addolorata, né l’altra alla Madonna di Sion e tanto meno l’altra ancora alla Madonna delle Milizie, seppure quest’ultima già fosse ampiamente documentata nel Quattrocento e quella alla Madonna di Sion nelle decadi del primo Cinquecento. Neppure le devozioni abbastanza note alla Madonna delle Grazie e alla Madonna della Consolazione poterono competere con quella per l’Annunziata al cui culto la città era fortemente legata.

La chiesa dell’Annunziata, retta dai padri carmelitani, sorgeva pressappoco dove oggi sorge il tempio dedicato alla Madonna del Carmine che nel primo altare della navata destra conserva ancora traccia dell’antica venerazione in una pala d’altare avente per soggetto l’Annunciazione.

Mi sorprese molto leggere i notai del primo Cinquecento sciclitano e scoprire che un’altissima percentuale di famiglie della città aveva la sepoltura alla “Nunziata”.

Soprattutto nei testamenti femminili l’appartenenza alle consorelle dell’ “Annunziata” era fieramente rivendicata e considerata come un pietoso viatico per una salvezza eterna affidata all’intercessione della Vergine Maria.

Molti furono i lasciti in denaro e in beni fatti al convento e alla chiesa al punto tale che i monaci carmelitani mantennero sempre un significativo e duraturo benessere.

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Tuttavia non riuscivo a capire il vero motivo di tale culto. L’ho finalmente scoperto di recente, grazie a un atto rogato dal notaio Mariano Carpentieri.

Sul finire del mese di luglio del 1542 l’equipaggio di una piccola imbarcazione, proveniente dal Mediterraneo orientale, al largo delle coste sciclitane era stato sorpreso da una forte tempesta.

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Il capobarca era un tale Giovanni de Cupeo, originario dell’isola di Candia, il resto dell’equipaggio era costituito da diversi marinai rematori: Giacomo de Binco, originario di Gaeta, Giandomenico di Lorenzo di Nola, Giovanni Sforza di Bonifazio, proveniente dalla Lombardia.

Era una barchetta a vela veloce e leggera.
Nel bel mezzo del fortunale l’imbarcazione fu travolta e sballottata dai marosi, gli uomini avrebbero sicuramente perso la vita, se il capobarca non avesse richiesto a gran voce l’aiuto della Madonna Annunziata, spesso invocata dai marinai nei più gravi momenti del pericolo.

E l’aiuto puntuale arrivò.
La barca guadagnò senza alcun danno le coste sciclitane, i marinai rimasero illesi e furono salvi.

Arrivati in città, gli uomini cercarono un santuario dedicato alla Vergine che li aveva protetti e lo trovarono.
Dovevano adempiere scrupolosamente il voto fatto.

L’atto notarile è il gesto con il quale essi consegnarono il veliero intatto ai padri carmelitani di Scicli in ringraziamento per aver avuto salva la vita.

Una pagina di storia straordinariamente bella, inedita e sorprendente che ho ritenuto opportuno far conoscere e tramandare.

Crediti
Archivio di Stato di Ragusa, sezione di Modica
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