Scicli - Il canonico Antonino Carioti, poi arciprete della venerabile Chiesa Madre di san Matteo Apostolo di Scicli, noto autore settecentesco di un libro di memorie dal titolo “Notizie storiche della città di Scicli”, studiò per molti anni a Palermo, anche in prospettiva dell’esame per conseguire l’arcipretura.
A Palermo entrò in contatto con l’intellighenzia della città e soprattutto strinse una devota amicizia con l’illustre canonico Antonino Mongitore.
Esiste un carteggio tra il Nostro e il Mongitore dal quale è estratta questa interessante lettera sul culto di Santa Rosalia a Scicli.
Il Mongitore cercava di rintracciare tutti i luoghi nel mondo nei quali la “Santuzza” palermitana era conosciuta e venerata.
Dopo gli accordi verbali intercorsi fra i due in occasione di frequenti soggiorni palermitani del Nostro, Carioti il 6 settembre 1735 così scriveva:
“Rev/mo can/co don Antonino Mongitore
Palermo
Rev/mo Sig/re e Padrone mio colent/mo
Per non mancare a quell’obligo che ni rende indispensabile di riverire vs/ Rev/ma me le faccio presente con tutto l’ossequio che deve manifestarle e insieme riscontrarla di quelle notizie che a bocca mi comandò voler sapere su del culto della sua Vergine S. Rosalia qui in Scicli.
Ella la Santa l’ebbe assai antico. Una contrada meno di 3 miglia lontana da questa ne và distinta col nome della S/ta Vergine a causa di un antico tempio in campagna repportata dal not/ Giuliano Stilo del secolo 1400, che per non darlo costrutto lo fa credere più antico.
Qui ella la Santa và intaglata nelle Patenti che si dispensano dalla Città a’ Naviganti che partono dalle proprie spiaggie di costà e la è come una de’ S/ti Protettori di questa, ella la fu eletta in occasione della peste accaduta il 1626 come da’ Codici della Città che ne fu sgravata mercé il suo patrocinio in occasione di averla manifestata Iddio collo scoprimento del suo santo deposito in lo temp/o Pellegrino. Cotesto Senato impietositosi della disgrazia di mia Patria ne rigalò alla mia Patria e per essa a Sig.ri Giurati una reliquia che la custodì nella Parrocchiale di S. Maria la Piazza despersa sotto le ruine del terremoto del ’93. Né mai mancò in solennizzarle la festa a settembre in memoria di quella grazia che la liberò dal contaggio. Ha sicché l’ha seguito a fare sino al presente come dall’intavolatura dei pesi che sostiene questa università, tra gli altri vi sono assentate … annue per fargli la festa, nella parrocchiale v’interviene il Magistrato che da lo titulo Real fin a …. del 17 gliene fu confirmato nell’ultima plana il di assento. Nel Convento di S. Maria la Croce governasi da’ P.P. del 3 Ordine di s. Francesco di Assisi vesi in un bel cristallo un pezzetto ben grosso reliquia della stessa santa coll’altre di Gesù Cristo. Convento di S. Francesco sotto titolo di S. Antonio de’ P.P. Conventuali vi fu altra reliquia della Santa che fu propria di tale … Maggio. Qui non abbiamo altra cosa delle cennate crazie.
Di V. S. Rev/ma
Scicli 6 Settembre 1735
Obbligat/mo e devot/mo Serv/re che la riverisce
Arciprete don Antonino Carioti”
La lettera, autografa, è interessantissima. Carioti fornisce diverse informazioni sul culto di Santa Rosalia a Scicli che nelle sue opere sono andate perdute.
Scrive, ad esempio, che esistevano diverse reliquie della santa in città e una apparteneva addirittura a un fervente devoto che è indicato solo col cognome, un tale Maggio, perché l’Arciprete ne ignorava il nome. Questa reliquia era custodita, a quanto pare, dai Padri Conventuali.
Un’altra reliquia, rinchiusa in una teca di cristallo, Carioti sa che la veneravano i padri del Terz’Ordine francescano al Convento di S. Maria la Croce.
La terza reliquia, era stata regalata dal Senato di Palermo alla città di Scicli nel 1626 durante l’epidemia di peste che ne aveva falcidiato gli abitanti. Devotamente conservata nella parrocchiale di Santa Maria la Piazza, era andata persa sotto le macerie del terremoto del 1693.
Correttamente Carioti afferma nella lettera al Mongitore che a Scicli la devozione alla “Santuzza” era molto antica, già presente in una chiesetta fuori dell’abitato, citata nei protocolli dei notai sciclitani del Quattrocento. La chiesa aveva dato il nome poi alla contrada che anche oggi in catasto è registrata col nome della santa.
A parte la raffigurazione nelle patenti di sanità sciclitane della Santa nell’atto d’intercedere per la città come sua protettrice, forse il dato più interessante che emerge dallo scritto di Carioti è il solenne ringraziamento, nel giorno della festa, prestato in nome del popolo dalle autorità cittadine e ancora in uso ai tempi di Carioti. Anche in mancanza della reliquia che era andata dispersa, il Magistrato Municipale, infatti, in Santa Maria la Piazza rinnovava il voto della città alla Santa per averla liberata dalla peste.
Carioti non finisce di sorprendere e di stupire per le sue preziose notizie, con la sua corrispondenza.
Tuttavia da tale corrispondenza viene fuori un Carioti inedito, meno spigoloso di quello che fino a oggi si conosceva.
Legatissimo alla sua “Patria”, di cui magnificava storia, miti e leggende, culti e monumenti, fu un devoto e convinto estimatore degli ingegni che nel tempo fecero grande la città di Scicli.
Di tutto questo e altro comunque si parlerà in un prossimo saggio.
CREDITI
Carioti A., Notizie storiche della Città di Scicli, Edizione del testo, introduzione e annotazioni a cura di Michele Cataudella, Ed. Comune di Scicli, luglio 1994.
Carteggio privato can. Antonino Mongitore – can. Antonino Carioti, Palermo.
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Nella foto, Patente sanitaria marittima di Scicli, incisione non datata (1735 ca), cm 25,5x36,5. (Collezione privata Claudio Magro, Scicli). A destra della Madonna delle Milizie c'è Santa Rosalia.