Scoperta la lussuosa dimora di un armatore romano, risalente a qualche decennio avanti Cristo
di Redazione

Calatafimi, Tp – Una villa di età romana con vista sul blu di Castellammare del Golfo e il dorato dei templi di Segesta dove un ammiraglio amava perdere lo sguardo. Una residenza a due pianiche riecheggiava la forma di una nave con mensole decorate da prue e decori policromi. Gli scavi e gli studi di Segesta ricostruiscono l’edificio e la storia di chi volle costruirlo portando con sé maestranze altamente specializzate e raffinate materie prime. Eraclio, questo il nome del ricco “navarca”, comandante di navi e armatore che abitava la casa, era amico di Cicerone che lo cita nelle sue Verrine decantandone le ricchezze depredate, appunto, da Verre.
“Un personaggio di spicco – racconta a Repubblica Rossella Giglio, archeologa e direttrice del parco di Segesta – che si fece realizzare una villa a due piani con un pavimento a losanghe tridimensionali in tre colori. Una residenza raffinata di cui abbiamo trovato resti straordinari e che continueremo a indagare con l’università di Ginevra”. Da maggio i resti della villa venuti alla luce saranno un cantiere aperto al pubblico nel cuore dell’area archeologica dove i visitatori potranno scoprire non solo la villa-nave del navarca Eraclio ma anche il lavoro di chi la sta riportando alla luce. A incuriosire gli archeologi, come racconta Rossella Giglio, erano state proprio quelle mensole in pietra a forma di prua che imitavano i rostri di una nave.
Gli scavi iniziati nel 1992 però erano stati ricoperti e solo lo scorso anno sono riprese le indagini a cui seguiranno nuovi scavi. Restauratori, disegnatori, archeologi e storici, infatti, saranno impegnati negli scavi alla casa del navarca che sarà uno dei tanti cantieri a cui il parco archeologico di Segesta sta lavorando. “Presto arriveranno team di archeologi dall’estero – dice la direttrice – dagli Stati Uniti e dalla Svizzera: le prime indagini su questa abitazione sono datate 1992, ma lo scavo venne ricoperto. Oggi si tornano a studiare questi ambienti, è stata realizzata una strada pedonale che permetterà al pubblico di arrivare sul campo e seguire dal vivo il lavoro di archeologi e restauratori”.
Le prime ricostruzioni raccontano la storia di questo ricchissimo armatore, Eraclio, che si fece costruire una residenza aristocratica ma anche una sorta di torre di avvistamento da cui, affacciandosi, il navarca poteva guardare le imbarcazioni galleggiare nel golfo dell’odierna Castellammare mentre, a est, poteva ammirare i templi della città elima. In quest’area del parco archeologico indicata come acropoli Sud, sono all’opera anche i restauratori per riportare alla sua originaria bellezza un ritrovamento prezioso dall’allure vintage, per così dire.
Si tratta di un unicum: una pavimentazione in 3D che ricopriva l’atrio di accesso alla residenza di Eraclio, una sorta di antico gioco illusorio a tessere romboidali a tre colori, i cosiddetti “sectilia” marmorei di colore bianco, celeste e verde scuro che raffigurano una sequenza concatenata di cubi dall’effetto tridimensionale. Una visione che ricorda moltissimo i “Mondi impossibili” creati a fine Ottocento da Escher. L’atrio con questa pavimentazione straordinaria conduce ad una grande sala dove, come annunciano gli archeologi, sono stati ritrovati i resti delle scale che portavano ad un secondo livello. “Ci troviamo di fronte a una casa molto ricca e raffinata – spiega Rossella Giglio – su questi pavimenti hanno lavorato di certo maestranze scelte di età ellenistica, quando Segesta era già nell’orbita romana e quindi anche le abitazioni ne rispecchiavano il gusto.
Un pavimento a rombi molto simile a questo si trova nella Casa dei Grifi sul Palatino a Roma, e tessere di uguale fattura sono apparse dagli scavi di piazza Vittoria, a Palermo”. Il cantiere di scavo è condotto dal Parco di Segesta. “Con i finanziamenti del Parco abbiamo potuto provvedere ai restauri e ai camminamenti, e abbiamo potuto riprendere gli scavi. L’università di Ginevra proseguirà queste ricerche che amplieranno i confini del sito”. Durante la Giornata mondiale del teatro, nell’ultima domenica di marzo, sono state organizzate da CoopCulture, visite guidate al cantiere di restauro e nuovi percorsi sono adesso aperti ai visitatori.
“Questa era la casa dell’ammiraglio della flotta di Segesta – spiega la restauratrice Simona Panvini – e da quassù era possibile vedere il mare. La sala principale ha questo pavimento musivo molto interessante, con una cornice a treccia policroma con lamelline in rame che delimitavano il disegno; al suo interno questo tappeto in opus scutulatum, cioè una tecnica musiva che dà l’effetto del cubo. Stiamo rimuovendo elementi esterni per liberare il mosaico, poi consolideremo le tessere e interverremo sulle lacune”. Il navarca Eraclio apparteneva alla ricca borghesia della Segesta romana che tanto amava la moda imperiale. Una classe sociale impegnata nell’abbellimento della città come mostrano alcuni ritrovamenti che narrano di generosi mecenati al servizio di Segesta i quali, a loro spese, realizzavano piazze ed edifici.
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