A la Grotta
di Redazione


Scicli – Un’iniziativa che ha avuto un grandissimo successo e che ha confermato la nuova tendenza: alla gente piacciono le farine prodotte con gli antichi grani siciliani. Dalla provincia e anche oltre: per tre giorni, il ristorante “La Grotta” di Scicli ha proposto un menù per permettere la riscoperta degli antichi grani. Evoluzione delle farine che è, in realtà, “un’involuzione” ma non nel senso negativo del termine, piuttosto è da intendersi come un ritorno alle origini, a dove tutto ha avuto inizio: nella cucina dei nostri nonni. Dalla industrialissima “00 Barilla”, passando per il “Margherito” al “Russello” e alla “Timilia” e per finire un classico dei classici poveri rivisitato in chiave moderna, il “Caturro” .
E’ il ritorno a principio, al punto zero della lavorazione.
E perché? Qualcuno potrebbe avanzare anche questa domanda. Semplice: perché ci piacciono. Perché pane e pasta hanno un sapore migliore e perché queste farine, com’è noto, danno minori problemi di intolleranze alimentari gravi, una su tutte la celiachia. Non è soltanto un modo per mettere in bella mostra le farine su una mensola, ma anche uno stile di ristorazione che potrebbe diventare la vera tendenza dei prossimi anni. E come si diceva, la gente ha saputo cogliere questa occasione visto il successo della proposta elaborata da La Grotta insieme alle cantine Giasira e al Mulino Soprano: sono arrivati da ogni angolo della provincia, da Comiso e da Chiaramonte e non solo, anche da Caltagirone ed Enna. Il menù che è stato proposto inizia con il benvenuto da parte della cucina: una degustazione di “pani” prodotti con farine antiche: Pane in cassetta di timilìa; Cucciddatu scaniatu di russello; Focaccia morbida con mix di grani antichi (maiorca, paola, inglesa). Il tutto accompagnato dall’olio extravergine d’oliva “Giasira”.
L’antipasto, invece, è una Vastedda di grano russello fritta con insalatina di favette, ricotta e gamberetti, un abbinamento che ha saputo sposare bene la freschezza dei gamberetti alla cremosità della ricotta con un tocco di tradizione siciliana: le favette verdi.
Il primo è tutto da gustare: Maltagliati di grano timilìa e finocchietto selvatico con dadini di spigola affumicata, uvetta e pinoli. Questo abbinamento ha proposto una pasta “tipica”(maltagliati e finocchietto) che lascia un retrogusto dolce-salato, oseremmo dire quasi agrodolce, grazie all’affumicato della spigola unito alla dolcezza dell’uvetta.
Il secondo, invece, è un classico Tortino di caturro e verdure in guazzetto del pescato del giorno: calamari, gamberone e cozze. Il tortino di caturro, in particolare, pur rimanendo un piatto della tradizione contadina povera, ha un sapore completamente rinnovato, grazie alle verdure d’accompagnamento.
Dulcis in fundo: Bianco mangiare di mandorle con firrignozza di mix di grani antichi (maiorca, paola, inglesa) imbevuti al vermut e cannolo di ricotta. Il Bianco mangiare, servito all’interno di un elegante barattolino, è una delizia per gli occhi e per il palato.
Ottimi anche i vini proposti dalla cantina “Giasira” di Giovanni Boroli: Chardonnay, Keration e Moscato.
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