Economia
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07/02/2017 12:07

Dati, dopo il Cloud arriva The Edge

Dalla nuvola al margine

di Redazione

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Secondo gli esperti d’architettura di internet, la rete deve prepararsi ad andare oltre il cloud, la nuvola di dati, e abbracciare un nuovo corso. La nuova via ha un nome meno suggestivo della precedente ma nasconde una rivoluzione copernicana nell’accesso dei dati: la chiamano The Edge. Uno dei suoi tanti significati è il bordo o il margine. Per capirlo appieno, dobbiamo tornare alla nuvola: il cloud computing si fonda su un network di grandi hub, fattorie di server e computer distribuiti nel territorio in modo da coprire le zone di maggiore interesse, pur rimanendo lontani dall’utente. Nessuno sa di preciso dove sia il proprio file nella nuvola. In questo disegno, ogni centro è collegato agli altri, creando una rete dalle maglie larghe, composta da punti molto grandi in grado di elaborare un’enorme mole di dati.
L’Internet-of-Things (Iot) aumenterà il numero di dispositivi connessi e di conseguenza il numero di accessi a questi centri; inoltre produrrà segnali minuscoli al confronto degli enormi blocchi di dati che servono per guardare un film in streaming, per esempio.

La nuvola si è tradizionalmente basata su enormi data center, le “fabbriche” che immagazzinano e elaborano le informazioni. L’idea del margine invece consiste nell’affiancare questi centri a punti più piccoli in più luoghi, vicini ai clienti e alle loro “cose” digitali e connesse a internet, come telefoni, televisioni, termostati e automobili, con l’obiettivo di non sovraccaricare il sistema centrale, gestendo parte della comunicazione in loco.

The Edge è quindi una frammentazione delle autostrade digitali, uno spezzettamento a cui segue una redistribuzione a ragnatela, questa volta fitta e composta da piccoli punti. Il sistema «prevede l’installazione di database di prossimità con capacità computazionali meno potenti ma in grado di alleggerire il carico del core network». Parliamo insomma dell’aggiunta di un gran numero di macchine molto più piccole, meno potenti e quindi meno costose, in luoghi strategicamente diversi rispetto a quelli della nuvola tradizionale.

The Edge nasce per essere vicino all’utente, al margine della sua esperienza online: essendo di dimensioni ridotte può essere sistemato senza problemi nei pressi dei centri abitati, per esempio. Basti pensare che un mini-center della dimensione di una comune rack, un mobiletto, potrebbe fare da «sponda» per una determinata zona, migliorando il servizio e alleggerendo la nuvola di dati da inutili input. La nuvola rimarrà, enorme e in un luogo imprecisato, ma sarà aiutata da macchine minori, in grado di assolvere a funzioni base. La trasformazione è già in corso. Da tempo Content Delivery Network (Cdn), le «reti per la consegna di contenuti», rendono la trasmissione di dati più veloce immagazzinando informazioni lontano dagli hub principali. Come ha spiegato Weinman, i Cdn «hanno già cambiato internet. Per esempio, negli Stati Uniti, più di un terzo della larghezza di banda durante la prima serata è utilizzata da Netflix per lo streaming di video. Se lo streaming di questi film non partisse dall’Edge, il traffico al centro della struttura di internet sarebbe peggiore già oggi».

Nel frattempo la capacità di calcolo e internet evolvono di pari passo. Il più recente protocollo di internet (IPv6) è stato progettato per superare il limite imposto dalla versione precedente di 4,3 miliardi di indirizzi IP — quelli assegnati a ogni dispositivo collegato a internet — disponibili.
La nuova versione permetterà quindi a «centinaia di miliardi di oggetti di andare online indipendentemente», trasmettendo e ricevendo informazioni che potranno essere gestite dal margine, senza che debbano percorrere enormi distanze per arrivare ai punti centrali del network.

Internet si fa sempre più vicino e ubiquo. Presto sarà al margine di tutti noi.