Attualità
|
20/02/2008 18:10

De Mita-Miccichè, i ribelli di Pd e Pdl

di Redazione

Si vota tra meno di due mesi. I motivi della campagna elettorale si vanno definendo. Ma il quadro della alleanze ancora non è del tutto composto. Mancano tasselli che non saranno ininfluenti per l’esito finale. Da entrambe le parti.

Veltroni continua la sua battaglia ad alto rischio. Lo dimostra la rottura con De Mita, che sbatte la porta e dice “lavorerò contro il Pd”. L’anziano ex segretario democristiano non è uomo di testimonianza. In Campania, regione importante per i futuri equilibri in Senato, può portare via (magari portandoli in dote alla Rosa Bianca) un gruzzoletto di voti pesanti. Ma il leader democratico conta di recuperarli con l’immagine di un partito capace di innovare. Nei programmi ma anche nei candidati.

Diversa la partita coi radicali. Con Bonino e C. l’accordo sembra ormai lontano. Difficile quantificare il prezzo politico che Veltroni pagherà in termini di consensi. I radicali sono un partito di opinione diffuso in modo uniforme sul territorio. Il Pd forse perderà qualcosa nel conteggio proporzionale per la Camera. Ma non è detto che ciò accada anche nella partita che sembra sempre più decisiva: quella per Palazzo Madama.

Curioso destino quello della Sicilia. E’ la cassaforte del centrodestra, ma è anche la Regione che più agita l’anima profonda di Forza Italia. L’accordo con l’Mpa (e il probabile riallineamente locale dell’Udc di Cuffaro) metterebbe al sicuro la conquista del Governatore e, sul piano nazionale, il premio di maggioranza dei senatori. Ma il raìs azzurro nell’isola, Gianfranco Micciché, non ha intenzione di arrendersi. Vuole candidarsi alla presidenza, e se andasse fino in fondo, rompendo con il Cavaliere e facendo una sua lista, Lombardo conquisterebbe lo stesso la regione. Ma il premio di maggioranza al Senato, con l’Udc in corsa solitara, per il Pdl potrebe diventare un problema.


Altra spina nel fianco è la questione Ferrara. Il direttore del Foglio è dinamico, creativo e determinato. Vuole l’apparentamente con il Pdl. E visto che non lo ottiene, annuncia che non si candiderà a Roma. Un lista “pro life” da sola toglie qualche voto (quanti?) a Berlusconi. E spiazza l’intero centrodestra nella corsa alla poltrona più importante delle amministrative previste