Il Dna dell'Ignoto 1 corrisponde a quello del carabiniere
di Redazione


Modica – Dopo l’armadietto dell’ospedale, dove Peppe Lucifora custodiva il cambio abiti, e le analisi cliniche dell’amico, lo scarico metallico del lavabo dell’unico bagno di casa, al quartiere Dente. Sono gli elementi di prova che inchioderebbero l’omicida alle sue responsabilità.
Davide Corallo, il carabiniere 39enne arrestato per l’omicidio del cuoco 57enne di Modica, ha dichiarato agli organi inquirenti di aver visto l’ultima volta l’amico chef una ventina di giorni prima del delitto del 10 novembre. Peccato che i rilievi condotti dai suoi colleghi carabinieri del Ris di Messina abbiano documentato una circostanza diversa. Le tracce biologiche di Davide, culturista, dispensatore su internet di consigli su come alimentarsi per diventare palestrati, e quali integratori assumere, sono ovunque: dalle lenzuola alla porta, fino alla camera da letto. Ma una, in particolare, è impressionante: nello scarico metallico del lavabo dell’unico bagno di casa Lucifora gli specialisti del Ris di Messina evidenziano sangue della vittima, misto al reperto biologico (sperma, lacrime, saliva) di un uomo che potremo chiamare “Ignoto 1”. Il metodo è quello che ha portato a scoprire l’omicida di Yara Gambirasio.
Da queste tracce, che risalgono alla sera stessa del delitto, e non possono certo essere riconducibili a venti giorni prima, i carabinieri sono partiti per comparare i Dna di tutti i sospettati con la “chiave biologica”. Una chiave che entra in una sola serratura.
Il 13 febbraio 2020 l’appuntato è stato sentito per sette ore, dice di aver visto Peppe l’ultima volta prima del 15 ottobre 2019. Ma dopo 20 giorni quell’impronta biologica si sarebbe decomposta. C’è un problema. Chi ha lasciato quella traccia è stato anche l’ultimo a utilizzare il lavandino. Quindi Davide, la sera del 10 novembre, era a casa di Lucifora, è stato l’ultima persona a vederlo e forse lo ha anche ucciso.
Interrogatorio. Il carabiniere non risponde alle domande del GIP
Si è avvalso della facoltà di non rispondere Davide Corallo, il carabiniere sospeso dal servizio e in carcere dal 15 giugno per l’omicidio del cuoco modicano Peppe Lucifora, commesso lo scorso 10 novembre a Modica. Una udienza durata trenta minuti al termine della quale il gip di Ragusa, Eleonora Schininà, si è riservata la decisione sul provvedimento di custodia. «Al momento abbiamo solo l’ordinanza e attendiamo di vedere gli atti. È una fase delicata», commentano i legali all’uscita dall’aula. Un movente passionale secondo gli inquirenti, alla base dell’omicidio. Lucifora, che sarebbe stato dapprima tramortito con colpi violenti al volto, è morto per soffocamento, con una presa mortale alla gola.
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