Cultura
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10/04/2020 12:50

Devozione, pietà popolare e querele a Scicli

L’onorabilità della Confraternita

di Un Uomo Libero.

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L’onorabilità della Confraternita
L’onorabilità della Confraternita

Scicli – Il 14 aprile 1764, ultimo sabato di Quaresima, vigilia della Domenica delle Palme, dai Rettori dell’Arciconfraternita di S. Maria la Nova di Scicli partiva una lettera di lamentela indirizzata al Vicario foraneo della città, Don Romualdo Cartia.
Il ricorso fu scritto dal chierico Don Gioacchino Vaccaro.
Con rogito notarile il chierico era stato nominato procuratore dai Rettori della Venerabile Insigne Collegiata Arciconfraternita e Prima Basilica di Santa Maria della Pietà volgarmente nota come la Nova, e cioè dal Cantore Don Federico La Rocca, dal Reverendo Guglielmo Palermo e dallo Spett. Don Guglielmo Xifo.
Che cosa era accaduto?
In vista della celebrazione delle Quarant’ore nella Chiesa di S. Maria la Piazza con inizio la Domenica delle palme, il Vicario, Don Romualdo Cartia, ripetendo un gesto antico, aveva invitato con il solito biglietto le Confraternite della Città (San Bartolomeo e Consolazione), Comunità e Congregazioni varie, al loro turno di preghiera dimenticando volutamente, così sostengono i Confrati della Nova, di rivolgere lo stesso invito anche alla loro Confraternita.
Sugli attriti tra le diverse Confraternite della Città di Scicli, rimando l’interessato lettore all’ottimo lavoro di Padre Ignazio La China “Appunti per una storia della pietà popolare a Scicli”.
Dalla lettera, tuttavia, emergono alcune informazioni importanti che, per essere autentiche testimonianze, integrano e confermano quanto fino a oggi si sapeva su questo periodo tormentato della vita ecclesiale cittadina.
L’esistenza di una processione di confrati della Nova, in abito di penitenza e compiendo atti di mortificazione, portando sulle spalle il simulacro della “Beatissima Vergine della Pietà”, è nota, ampiamente documentata da Padre La China nel libro sopra citato, ulteriormente suffragata, dunque, da questo documento.
Nel documento, oltre a ribadire la già consolidata tradizione di tale processione nel tempo passato, il Procuratore dei Rettori insinuava, però, lamentandola, un’influenza malevola esercitata da qualche terzo la quale, a suo dire, sarebbe stata la vera responsabile dell’incredibile gaffe del Vicario.
“Gravati d’un tanto spoglio… e per loro futura cautela”, nella missiva che, in effetti, è una diffida scrupolosamente allegata alla procura notarile, i Rettori davano al Vicario un termine perentorio di mesi due, utile per fornire gli eventuali chiarimenti, che esigeva il caso, accompagnati dalle necessarie scuse.
Si riservavano, ancora, in mancanza di una risposta soddisfacente del Vicario, di sporgere denuncia nelle sedi legali, opportune e competenti, per tutelare l’onorabilità della Confraternita, richiedendo tra l’altro il risarcimento del danno e delle spese di giudizio.
Non aggiungo altro perché ritengo più interessante leggere direttamente la diffida che, nonostante scritta in un italiano settecentesco, conserva ancora intatte tutta l’acrimonia e la rabbia di quei giorni.
Qui di seguito la “diffida”.
Rev/mo Sig/re
Li Rettori dell’Insigne Collegiata Arciconfraternita di Santa Maria della Pietà, detta volgarmente La Nuova di questa Città di Scicli divotamente espongono a V. S. Rev/ma qualiter hanno saputo già che le Comunità de’ Regolari, e le Congregazioni de Lajci di questa Città secondo il solito sono state prevenute, ed avvisate da V. S. R/ma colle solite schedule ad adorare il Venerabile nel corso delle quarant’ore, e nel tempo loro designato ne’ tre giorni della Settimana Santa esposto nella Ven/le Parrocchiale Chiesa di S. Maria della Piazza, ma non resta avvisata, né prevenuta la di loro Chiesa a far la sua comparsa, portando li Confrati, e li Capitolari in abbito di penitenza il simulacro della Beatissima Vergine della Pietà, com’è si e pratticato ogn’anno senza nessuna Jnterruzione, anche in tempo in cui è corso il divieto delle Processioni nella sera della Domenica delle Palme ad ore 22: in 23: circa con recedere poi dalla Chiesa Parrocchiale suddetta, fatta la deposizione.
Storditi dunque di questa novità, la quale reca scandalo a tutto il Popolo solito edificarsi di questa funzione, non potendolo attribuire a disposizione particolare de’ Supeiori di cui non hanno avuto nessuna notizia come avrebbero dovuto averla, né potendola rifondere alla disposizione contenuta nel dispaccio Reale ben noto in cui espressamente si dice che si sostenga la suppressione delle Processionj in cui sogliono intervenire nello stesso atto le due Confraternite, cioè quella dell’Esponenti e l’altra di S. Bartolomeo, si protestano con V. S. Rev/ma, che riconoscono già dalla di Lei mano questo colpo di spoglio violento, che non può maj giustificarsi, ed a cui senz’altro V. S. Rev/ma sarà divenuta a solo suggerimento di qualche turbido della parte contraria molto più, che nella funzione suddetta la Confraternita loro non fà comparsa di Jnsegne, come neppure il Capitolo, ma soltanto si porta, e si riporta in abito di penitenza, facendo l’jtinerario addirittura della sua Chiesa alla Parrocchiale suddetta, e da questa alla sua Chiesa, come l’hà fatto sempre, senza che maj sopra di ciò fosse stata disturbata, e senza che maj fosse di questa funzione di pura mortificazione, e penitenza derivato alcun sentimento di contrarietà, o di lite.
Si avanzano inoltre a dirle che questo passo violento non può giustificarsi con quell’affettata indifferenza colla quale forse V.S. Rev/ma uqualmente non hà prevenuto le due Confraternite di S. Bartolomeo e S. Maria della Consolazione nell’ore loro, ed hà vietato il di loro intervento, piucchè anco questo stesso non dovea fare e doveva riflettere che gl’Esponenti e li loro Antecessori in nessun tempo han reclamato sopra questa materia, ne si son maj mostrati dispiaciuti che queste Chiese Collegiate colle loro Confraternite dassero, come han dato la publica edificazione colla di loro pietà in quest’jntervento.
Sentendosi perciò gl’Esponenti gravati d’un tanto spoglio proveniente del frutto di V.S. Rev/ma, han stimato per loro futura cautela infra li due mesi reclamare per mezzo della presente, riserbandosi la libertà, e l’azzione di proporne giuridicamente la domanda, protestandosi di tutte le spesi, danni ed interessi, che saranno per subbire, quali a suo tempo saranno per liquidare medio ( a mezzo, ndt) juramento.

Crediti
Archivio di Stato di Ragusa, sez. di Modica (ASM)
Carioti Antonino, Notizie storiche della Città di Scicli, Edizione del testo a cura di Michele Cataudella, Voll. I e II, Comune di Scicli, 1994
La China Ignazio, Appunti per una storia della pietà popolare a Scicli, Primo quaderno/ Le feste del Signore, Editrice Sion, 2008
Sitografia aggiornata 8.4.2020:
IDMEL: Calendario: Vista mensile dettagliata: 1764
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