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21/03/2020 16:23

Dj, spacciatori e commentatori del Web. La quarantena li fa scoppolare

Le dipendenze da droga mal si coniugano con la quarantena

di Redazione

Dj, spacciatori e commentatori del Web
Dj, spacciatori e commentatori del Web

Sono conoscitori delle patrie galere, per essere stati arrestati come pivellini sotto le telecamere della pubblica videosorveglianza in piazza, la piazza del paese.  Mestiere? Frustrato. In paese tutti li conoscono. Perchè hanno subito una interdittiva per stalking nei confronti di una ragazza, perchè spacciano, perchè sono ossessionati. Da Facebook e dall’informazione locale.

Esistono studi che mettono in correlazione il calo delle prestazioni in un uomo con la rabbia repressa, ma non è di questo che vogliamo parlare.  Le dipendenze mal si coniugano con la quarantena. È vero. Il coronavirus ha infatti rinchiuso in casa spacciatori e assuntori abituali di cocaina e marijuana, così come giocatori d’azzardo e alcolisti.

Il Governo e la Regione Sicilia, poi ci hanno messo pure il carico da undici: hanno vietato le passeggiate e le corsette in giro per le viuzze poco illuminate dei paesi e per le strade meno trafficate delle metropoli, che per tanti rappresentava non tanto la necessità di fare sport all’aria aperta, quanto l’unica occasione per incontrare gli spacciatori di droga in fiducia.

Chiusi anche bar, sale gioco di azzardo pubblico e privato, e staccata la corrente elettrica alle slot machine. Il mercato delle dipendenze è alla canna. Impossibile spacciare di questi tempi. Impraticabile, ma non impossibile per via del gioco on line, invece, la necessità di sperperare stipendi e pensioni nei luoghi deputati ai giochi d’azzardo.

Chi spaccia è costretto a starsene a casa, così come l’assuntore. E deve chiedere i soldi alla nonna per campare. Il mercato nero della malavita è dunque in crisi: presto la mafia dovrà togliere dalle partite dei ricavi la voce riconducibile allo spaccio di sostanze stupefacenti per strada, fonte primaria di una ricchezza che ogni anno fa più vittime di qualsivoglia epidemia.

Presto lo spacciatore dovrà pure cercarsi un lavoro. Un lavoro vero dove si rispettano regole e orari, un lavoro dove l’unica cosa che è consentita spacciare è la fatica, un lavoro dove ci sporca le mani, un lavoro dove si suda: un lavoro, appunto. Oppure, studiare, che non fa male alla salute, e chiudere i conti con quelle dosi di morte vendute per strade, vicoli e locali pubblici per avere qualche spicciolo in tasca facendo ingrassare le tasche dei mafiosi.

C’è di più.

Le dipendenze da cocaina, alcol e cannabis, vere piaghe di una società moderna, sono state stoppate dall’epidemia da Covid-19 al loro ultimo giro di boa. Impossibile risalire la china di una vendita di morte fatta allo scoperto: manca la merce, mancano i clienti. Il mercato del malaffare, almeno quello tradizionale, non esiste più.

Vale anche per la ludopatia da banco, che ha distrutto redditi e armonia di intere famiglie. Mancando i contatti sociali, mancano pure le dipendenze. Tutta l’Italia è in carcere domestico senza aver commesso nessun reato. E in casa è impossibile rifornirsi di cocaina e marijuana o aspettare con la bolletta in mano l’uscita del terno sulle sortite di un Lotto che inizia in tabaccheria di buon mattino e non finisce neppure quando viene la sera.

È boom, invece, per le richieste di droga on line, il mercato dello spaccio che passa da internet e dal deep web. Ma in Italia ancora, e per fortuna, questa modalità è del tutto, o quasi, sconosciuta ai più. Anche perché l’Italia è in posizione di sottosviluppo riguardo all’informazione tecnologica e agli usi anche nascosti e segreti di internet. Giusto per fare un esempio: se in molti Paesi d’Europa e nel Mondo il commercio di droga passa –soprattutto- attraverso i cavi della fibra ottica, in Italia lo spacciatore abituale utilizza internet solo per guardarsi i video YouTube e le serie su Netflix.

Capirete che per il malaffare son tempi duri.

Forse per molti è giunto il momento di afferrare per mano la propria vita lasciando alle spalle non solo i facili guadagni dello spaccio per strada, che ti segnano la vita e la fedina penale per sempre, ma anche le dipendenze tossiche da alcol, droga e gioco d’azzardo. La solitudine di questi giorni passati in cattività, ma in famiglia, deve essere il vettore di una presa di coscienza seria sul problema, per tornare ad avere fiducia in sé stessi e nel mondo. Ecco, nell’emergenza del Coronavirus anche questo può accadere.