Forse le donne di sinistra soffrono di memoria corta, e si specchiano a convenienza sullo schermo del proprio passato?
di Socrathe
Professavano l’autogestione del proprio corpo, sono passate al cilicio alla coscia e all’ostentazione della tonaca. Non sono più credibili le donne della nuova sinistra che condannano senza mezzi termini le puttane dell’Olgettina, solo perché si sono strusciate, così denuncia la Procura, col Cavaliere e passeggiano per le vie di Milano su trampoli griffati e borse da 1.000 euro al pezzo. Eppure, fino a ieri, le donne che vendevano il proprio corpo erano da tutelare e da proporre al Vaticano per una causa di beatificazione. O forse le donne di sinistra soffrono di memoria corta, e si specchiano a convenienza sullo schermo del proprio passato? L’utero delle femmine, manifesto di tante lotte per l’emancipazione della donna, non era libero fino a pochi giorni fa? E le donne, tutte le donne, nessuna esclusa, non godevano del diritto d’impresa nella gestione del proprio corpo? La “scopata senza cerniere” di Reich, manifesto della rivoluzione pansessuale che moveva il sole e l’altre stelle di tutte le femmine “pasionarie”, non la ricordiamo più, compagne?
Manifestare contro le meretrici, contro le “altre donne”, dividere l’universo femminile in buono e cattivo, non appartiene alla cultura che la sinistra ha sempre promosso, quella dell’aborto libero, del sesso libero, del corpo libero, del tutto libero e basta. Il messaggio della manifestazione del 13 Febbraio, donne che sbattono a sinistra in piazza a Milano contro donne che battono al centro e a destra ovunque in Italia, rischia di essere corrotto. E non poco. C’è il pericolo di difendere una moralità, un’etica che non appartiene al codice non scritto delle relazioni tra uomini e donne, da parte di chi a queste regole non ha mai creduto. O dobbiamo credere che una puttana se batte a sinistra, e solo a sinistra, val bene una messa?
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