Tra i comuni di Milo e Sant’Alfio
di Redazione

Nuove scosse di terremoto in Sicilia. L’ultima in ordine di tempo è stata registrata a largo della costa siciliana nord orientale, nel Messinese al largo di Lipari. I sismografi dell’istituto nazionale di geofisica e vulcanologia hanno percepito la scossa, di magnitudo 3.2, all’1,14.
L’ipocentro è stato localizzato ad una profondità di 13 chilometri. Il terremoto è stato localizzato a quaranta chilometri da Messina, a 49 chilometri da Reggio Calabria e a 69 chilometri a nord di Acireale.
Ieri in serata alle 19,22 la terra ha tremato tra i comuni di Milo e Sant’Alfio. I sismografi hanno registrato una scossa di magnitudo 2.4, con ipocentro a 8 chilometri. I comuni più vicini sono quelli alle falde dell’etna-tutto/93661″ >Etna: Milo, Sant’Alfio e Zafferana Etnea.
Due giorni fa altre due scosse di terremoto erano state registrate in provincia di Trapani e in provincia di Catania. Una alle 2,11 a Santa Ninfa con una magnitudo 3.1. L’ipocentro era stato registrato 12 chilometri di profondità. Sempre alle falde dell’etna-tutto/93661″ >Etna una scossa di magnitudo 2.3 era stat rilevata alle 5,51, ad una profondità di 5 chilometri ed epicentro a un chilometro da Zafferana Etnea.
Nel Catanese dall’inizio di ottobre è allarme terremoti. Le persone che abitano nei comuni alle falde l’etna-tutto/93661″ >Etna hanno cominciato ad allarmarsi per una scossa di magnitudo 4.6 con epicentro a Santa Maria di Licodia, ad una profondità di nove chilometri. La gente era scesa in strada, pronta a trascorrere il resto delle ore fuori casa. Sono crollati cornicioni, in diverse case ci sono state lesioni e alcuni antichi casolari sono stati rasi al suolo.
Il questore di Catania Alberto Francini si era recato nei comuni colpiti dal terremoto per vedere personalmente i danni. Il governatore della Sicilia Nello Musumeci ha chiesto al Governo nazionale lo stato di emergenza a seguito del terremoto.
“Nella relazione, predisposta dal Capo della Protezione civile regionale Calogero Foti, sono stati stimati in 2,4 milioni di euro i costi relativi agli interventi minimi per il ripristino delle condizioni di agibilità, il ritorno alla normalità e la riduzione del rischio, per quanto concerne il patrimonio pubblico – aveva dichiarato Musumeci – In particolare risultato inagibili: quattro edifici scolastici “Sturzo”, “Marconi”, “Verga”e “Don Bosco”, due sacri la Basilica Maria Santissima dell’Elemosina e la chiesa dell’Idria a Biancavilla, il palazzo municipale e palazzo Ardizzone a Santa Maria di Licodia e due chiese Santa Barbara e Santa Maria del Carmelo a Ragalna”.
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