Scomparso all’età di 90 anni, Franco Reviglio è stato il ministro delle Finanze che inventò la ricevuta fiscale
di Redazione
Torino – Si è spento a 90 anni nella sua Torino Franco Reviglio, il ministro delle Finanze che portò lo scontrino nelle tasche degli italiani. Era il 1983, quando la ricevuta fiscale entrò in vigore, ma l’idea gli venne tre anni prima, Presidente del Consiglio Francesco Cossiga. «Il registratore di cassa è uno strumento importante perché risponde all’esigenza di riequilibrare i carichi sociali tra le fasce della società. Però può funzionare se il cittadino si convince che l’evasione è un problema della comunità, se si capisce che se tutti pagano le tasse, le tasse si riducono», era la convinzione di Reviglio, lui socialista di natali blu (discendente infatti della famiglia dei conti di Lezzuolo e della Veneria), due volte ministro (la seconda come titolare del Bilancio nel ’92-’93) in un Paese che ancora oggi non riesce a fare i conti con l’evasione.
Sosteneva che l’economia, se ben governata, potesse essere «un ramo dell’etica». Laureato in giurisprudenza all’Università di Torino, fu professore ordinario (dal 1968) di Scienza delle Finanze. Prima di approdare al governo trascorse un’esperienza giovanile al Fondo Monetario Internazionale. Al governo si circondò di un gruppo di allievi-economisti che avevano condiviso con lui ricerca e studi sulla fiscalità. Il gruppo assurse alle cronache come «Reviglio boys» e venne inquadrato negli uffici di segreteria al ministero. Tra loro si annoverano Giulio Tremonti, Franco Bernabè, Alberto Meomartini, Domenico Siniscalco, Giuliano Segre.
«Con lui scompare una figura di primo piano nella scena italiana, una persona per la quale il servizio alle istituzioni ha rappresentato il principio ispiratore della vita professionale», ha detto Bernabè. Dopo il ministero delle Finanze, Reviglio fu chiamato a guidare l’Eni (1983-1989), di cui fu presidente e ad.
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