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02/03/2018 13:43

E’ morto Gillo Dorfles, aveva 107 anni

Nato a Trieste, laureato in Medicina. È stato teorico e critico d’arte rivoluzionario, amato all'estero, insegnò in Usa

di Redazione

Gillo Dorfles
Gillo Dorfles

Milano – Avrebbe compiuto 108 anni il prossimo 12 aprile. Gillo Dorfles ha scelto di andarsene all’improvviso. E’ morto stamani, a Milano. Sdoganatore del kitsch, dopo la prima guerra mondiale il giovane Gillo si trasferì con la famiglia a Genova, dove trascorre l’infanzia. Al termine del conflitto rientrò nella sua Trieste e si iscrive al Liceo Classico, per trasferirsi a Milano nel 1928 dove studiò medicina (anche se poi completerà il suo percorso universitario a Roma come allievo interno nella clinica Cesare Frugoni), laureandosi nel 1934 e specializzandosi in neuropsichiatria.

A partire dagli anni Trenta ha svolto un’intensa attività di critica d’arte e saggistica collaborando a «La Rassegna d’Italia», «Le Arti Plastiche», «La Fiera Letteraria», «Il Mondo», «Domus», «Aut Aut», «The Studio», «The Journal of Aesthetics». Esordisce in pittura negli anni Trenta e nel 1948 con Bruno Munari, Atanasio Soldati e Gianni Monnet, fonda il Movimento Arte Concreta (MAC) «con l’obiettivo di dar vita a un linguaggio artistico nuovo, in grado di assimilare e di superare le ricerche astratte europee dei decenni precedenti».

Negli anni Cinquanta ha inizio l’attività teorica e critica di Dorfles, che si presenta decisamente rivoluzionaria rispetto agli assunti crociani ancora dominanti. Perché l’attenzione di Dorfles è rivolta soprattutto «ai fenomeni comunicativi di massa, alla moda e al design, soffermandosi pur sempre sulla pittura, sulla scultura e sull’architettura moderna e contemporanea». Dagli anni Sessanta insegna estetica in diverse università italiane (Milano, Trieste, Cagliari) e dagli anni Ottanta riprende l’attività pittorica e grafica che per i suoi numerosi impegni aveva interrotto.

Il 13 gennaio 2017 aveva inaugurato alla Triennale di Milano una sua mostra di dipinti e non una retrospettiva (più o meno celebrativa) ma quindici nuove tele realizzate solo lo scorso anno. «Ho sempre nuovi progetti — aveva detto durante l’inaugurazione — se no sarei già morto. Riguardano soprattutto la pittura, la mia grande passione. Anche se è pittura per modo di dire: come artista non posso considerarmi riuscito in maniera assoluta. Come critico no, ma come pittore sono stato sempre un dilettante».