Aveva 88 anni
di Redazione

Milano – Quei sabato sera nella tv anni 70 con venti milioni di telespettatori e il massimo punto raggiungibile nell’unire comicità di livello ma popolare al massimo. Raimondo Vianello ha avuto una carriera ricchissima e ognuno lo ricorderà per un momento o una versione particolare. Ma è difficile dimenticare soprattutto i “Tante scuse”, i “Noi no” e altre occasioni simili, come punto altissimo della popolarità di massa: è stato il più grande battutista-improvvisatore in circolazione, con il cinismo di fondo coniugato a una capacità strepitosa di far ridere, ridere e basta all’essenza più profonda, con la parola e il guizzo adatto, sempre al momento giusto.
Era l’epoca in cui la tv veniva anche e soprattutto servita dai massimi autori popolari in circolazione, che gli costruivano attorno l’ambiente adatto nel quale lui poteva poi andare con tutto se stesso, ma sempre dando l’impressione di restare un passo fuori, di lato, altrove. Il sodalizio con Sandra è stato un mezzo di trasporto per andare ovunque, anche in tarda età era in grado di sfoderare una battuta inedita sul ménage (per andare sul classico: “Se mi guardo indietro rifarei tutto quello che ho fatto. Tutto. Mi risposerei anche. Con un’altra, ovviamente).
I Casa Vianello fanno parte di una tv proverbiale perduta per sempre. Era stato pressoché impeccabile anche nella tv sportiva, incarnando l’ultimo protagonista “esterno” in grado di conferire allo sport più popolare, il calcio, il top della passione e dell’ironia possibili. Il varietà, il cinema leggero, Un due tre, lo sketch del taglialegna perfezionista che ricava da un albero un solo stuzzicadenti, ma perfetto, la censura per la gag sul presidente della Repubblica, Tognazzi, Totò, la tv commerciale eccetera.
C’è stato un pezzo di Vianello per tutti, e questo nella personalità forse più distante dalle umane cose corrive di tutti i giorni.
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