Ma sulla ripresa della floricoltura pesano i rincari energetici, a monte e a valle della produzione in serra: dalle talee ai trasporti, dai vasi al confezionamento
di Redazione
Ragusa – Non solo crisantemi nei giorni dei morti, ma anche i ciclamini: per i greci i luoghi in cui vengono piantati sarebbero immuni da eventi malefici o nefasti. Florovivaismo in ripresa nelle vendite, dopo l’azzeramento di eventi e celebrazioni durante la pandemia, ma alle prese con il caro materie prime, come torbe e vasi, sempre più costosi e difficili da trovare, alla stregua dei ponteggi nell’edilizia. Confagricoltura fa il punto in occasione della celebrazione di Ognissanti e della commemorazione dei defunti: il business riparte ma resta ancora distante dai livelli pre-Covid.
E poi anche per i vivai valgono i rincari delle bollette elettriche – sciagura trasversale a ogni comparto produttivo – specie per quanto riguarda gas e gasolio, per riscaldare le serre e far andare le macchine. Liguria, Veneto, Campania, Toscana, Lazio, Puglia e Sicilia rappresentano i mercati regionali più importanti anche per durata del prodotto. Il settore florovivaistico rappresenta il 5% della produzione agricola nazionale e si estende su una superficie di quasi 30mila ettari, con 27mila aziende per un totale di 100mila addetti e un valore complessivo di circa 2,5 miliardi di euro.
Cia-Agricoltori prevede che 7 milioni di connazionali compreranno fiori per i loro cari durante le ricorrenze tra primo e 2 novembre. Al primo posto sempre i crisantemi, che spuntano proprio in questo mese, senza bisogno di luce: forse è per questo che sono entrati nella tradizione funeraria italiana, mentre nel resto del mondo i petali sgargianti lo rendono simbolo di gioia.
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