Vittoria - Il Covid in Sicilia è stato un affare da quasi un miliardo di euro in due anni fra appalti, forniture e costruzioni: oltre un punto percentuale del Pil dell’Isola Solo per guanti, mascherine e tamponi sono stati spesi oltre 266 milioni, spesso bypassando le gare. Lo rivela un'inchiesta pubblicata oggi da Repubblica, che fa i conti in tasca alle aziende - anche di altre regioni italiani o straniere - che si sono arricchite con i contratti, in molti casi ancora da onorare. Giri d'affari a sei zeri non solo nelle tre città metropolitane.
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A Caltanissetta, ad esempio, si muoverà un gruppo guidato da Saccir (4,3 milioni) con a rimorchio Imprendo Italia; a Siracusa “vince” la Consorzio Stabile Valori, tramite Emmecci. Per quanto riguarda la provincia di Ragusa, solo tra gli ospedali di Vittoria e Modica, la Sqm insieme alle catanesi Ingegneria costruzioni Colombrita (con sede a san Giovanni La Punta e attiva nella realizzazione di opere pubbliche e private, con servizi integrati di progettazione), Gff (installazione e manutenzione di impianti elettrici) e alla messinese Lupò Costruzioni (che si occupa di ristrutturazioni di edifici interni ed esterni, reti idriche e fognarie, gasdotti e metanodotti), si sono portate a casa una fetta di appalti per più di tre milioni.
Il business non accenna a diminuire, anzi: a trainarlo, nelle ultime due settimane, c'è stato il boom dei test rapidi, che in tutta la Sicilia raggranellano mezzo milione al giorno. A dicembre le 600 farmacie e i 450 laboratori d’analisi privati, che acquistano i kit a non più di 6 euro per rivenderli a 15 euro, hanno triplicato il loro giro d’affari rispetto al mese di ottobre. «Oltre al costo del kit, bisogna considerare guanti e tuta monouso, mascherine, spese per il personale, gazebo» si difende Federfarma. Di sicuro non c’hanno rimesso.