Ragusa - Sta per iniziare una settimana cruciale per il futuro degli stabilimenti petrolchimici siciliani di Priolo e Ragusa. L'incontro al ministero è previsto per il 3 dicembre, mentre i piani dettagliati di una probabile ma ancora incerta riconversione saranno presentati da Eni sui territori di Priolo e Ragusa il 9 e 10 dicembre. Si profila la definizione della fermata dei due siti e l'avvio di un percorso di transizione, in attesa degli investimenti annunciati. I lavoratori di Priolo e Ragusa saranno riqualificati, a sentire Eni, ma l'indotto sarà garantito o verrà lasciato fuori dai giochi, con perdita di posti di lavoro per centinaia di persone? Il nuovo piano da 2 miliardi di euro annunciato da Eni su Versalis, la controllata del settore della chimica di base, rischia di segnare la fine degli stabilimenti petrolchimici siciliani di Ragusa e Priolo. La scelta verso produzioni più sostenibili a livello ambientale, nell'ottica della decarbonizzazione, si sta per tradurre nella cessazione delle attività di produzione di idrocarburi leggeri, etilene e polietilene negli impianti del siracusano e del ragusano. Per i sindacati, gli effetti del piano del colosso energetico saranno devastanti. «In gioco ci sono 550 lavoratori diretti, tra Ragusa e Priolo e altrettanti, se non di più, dell'indotto». Nell’area del siracusano, senza compensazioni industriali, la chiusura di Versalis genererà un effetto domino.
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«Lo stabilimento Versalis è strettamente interconnesso con quello ex Lukoil, al quale fornisce etilene e contribuisce al funzionamento delle raffinerie Sonatrach e Sasol. Smantellare questo impianto causerebbe un effetto a cascata che potrebbe distruggere un polo industriale da 10 mila lavoratori». A Ragusa, la chiusura di Versalis segnerebbe la fine di 70 anni di produzioni petrolchimica Eni e per 235 unità dell'indotto non ci sarebbero opportunità di ricollocazione. Alcune imprese legate alla logistica rischiano il fallimento: «con la Versalis hanno lavorato e lavorano tre consorzi di autotrasportatori di questo territorio, composti da 135 padroncini, con un parco circolante di oltre 200 mezzi e con oltre 100 dipendenti. Questo pezzo di mondo del lavoro che fine farà? Saranno anche questi sostenuti dall'Eni con contributi per la loro conversione ecologica oppure saranno abbandonati al loro destino?».